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venerdì 20 settembre 2024
 
 

Obama e Putin, i grandi assenti a Parigi

13/01/2015  I capi di Stato di Usa e Russia non sono andati a Parigi a marciare contro il terrorismo. Ecco perché.

Le assenze erano troppo vistose per non essere notate: Barack Obama e Vladimir Putin non hanno partecipato alla marcia di Parigi contro il terrorismo. Cinquanta capi di Stato e di Governo di ogni parte del mondo sì, loro due no.

Una brutta figura per entrambi, diciamolo pure. Anche se con qualche distinguo. Putin, per esempio, ha mandato a Parigi il ministro degli Esteri Lavrov, un "pezzo forte" del suo Governo e un diplomatico al quale sono quasi ovunque riconosciute doti eccezionali; Obama ha usato come proprio inviato il ministro della Giustizia Eric Holder, una figura tutto sommato secondaria, che tra l'altro era già in Europa per un summit sul terrorismo dove si doveva parlare soprattutto di Ucraina. 

Ma non solo. Obama ha annunciato di voler convocare negli Usa, proprio sul tema del terrorismo jihadista, un grande incontro internazionale per metà febbraio. Non presentandosi a Parigi (e lasciando a casa anche il vicepresidente Biden o il segretario di Stato Kerry), ha dato l'impressione di voler partecipare alla lotta contro il terrorismo solo se è lui a dare le carte e a dirigere le operazioni. Non granché, come atteggiamento.

Poco onore anche per Putin, anche se il suo caso è diverso. Putin ha il dente avvelenato con l'Unione Europea, Francia inclusa, per lo scherzetto delle sanzioni economiche contro la Russia a causa della questione ucraina. Si è fatto rappresentare ad alto livello ma non si è concesso.

Molti diranno: ma come, proprio lui, che in Russia ha dovuto sopportare molti attentati dei terroristi islamici. E' vero, ma è anche vero che le cancellerie e l'opinione pubblica europea hanno fatto molta fatica a mostrarsi solidali con la Russia. Mai si è parlato apertamente di terrorismo islamico per quanto avveniva in Russia, mai ci si è detti pronti ad aiutare la Russia contro i jihadisti. Al contrario: i ceceni sono diventati, agli occhi di molti, dei semplici martiri dell'imperialismo russo (cosa in parte anche vera). Quando i loro gruppi terroristici hanno massacrato centinaia di persone a Beslan o negli ospedali di Budjonnovsk, nessuno ha pensato di marciare contro il comune nemico jihadista. molti, al contrario, si soffermavano sull'uso sproporzionato della forza da parte dei russi o sull'inefficienza delle loro operazioni. E Putin, da buon russo, è uno con la memoria lunga.

 

 
 
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