La memoria della
Vergine Addolorata nella liturgia cattolica richiama i fedeli a
meditare il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare
la Madre associata alla Passione del Figlio e vicina a lui innalzato
sulla croce. Questa ricorrenza di origine devozionale fu introdotta
nel calendario romano dal papa Pio VII nel 1814. Il nome Addolorata,
in latino Mater Dolorosa, ebbe larga diffusione nell’Italia
Meridionale. C’è la tendenza a sostituirlo con il suo derivato
spagnolo Dolores.
Carlo Dolci, Mater Dolorosa
Quali sono le origini e la storia del culto?
La devozione
alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove
si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese
particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu
anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi. Il
“Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di
ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio
di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del
“Pianto della Vergine”. Testimonianza di questa devozione è
il popolarissimo Stabat Mater in latino, attribuito a Jacopone
da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose "Laudi";
da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di
Maria Santissima”.
Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche
sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel
tempo di Passione. A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a
Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss.
Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel
nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse
nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto
dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la Sacra Congregazione dei
Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette
Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati
dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di
Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del
Figlio. Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692
autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la
terza domenica di settembre. Ma la celebrazione ebbe ancora delle
tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la
Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di
Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII,
il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica
di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario
romano.
Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva
del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione
della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette
Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria
Addolorata”.
La statua dell'Addolorata della Confraternita del Carmine venerata a Gallipoli (Lecce)
Le devozioni popolari: i Sette Dolori di Maria
I Sette Dolori di
Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo: 1)
La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio
“E anche a te una spada trafiggerà l’anima”; 2) La Sacra
Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi,
prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”;
3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo
padre ed io angosciati ti cercavamo”; 4) Maria addolorata,
incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario; 5) La
Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio,
partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente; 6) Maria
accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce; 7)
Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della
risurrezione.La liturgia e la devozione hanno compilato anche le
Litanie dell’Addolorata, ove la Vergine è implorata in tutte le
necessità, riconoscendole tutti i titoli e meriti della sua
personale sofferenza.
La tradizione popolare ha identificato la
meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della ‘Via Matris’,
che al pari della Via Crucis, ripercorre le tappe storiche delle
sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari
penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani,
rappresentati con sculture, ceramiche, gruppi lignei, affreschi. Le
processioni penitenziali, tipiche del periodo della Passione di
Cristo, comprendono anche la figura della Madre dolorosa che segue il
Figlio morto, l’incontro sulla salita del Calvario, Maria posta ai
piedi del Crocifisso; in certi Comuni le processioni devozionali,
assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente
suggestive, specie quelle dell’incontro tra il simulacro di Maria
vestita a lutto e addolorata e quello di Gesù che trasporta la Croce
tutto insanguinato e sofferente.
In certe località queste
processioni, che nel Medioevo diedero luogo anche a rappresentazioni
sacre dette “Misteri”, assumono un’imponenza di partecipazione
popolare, da costituire oggi un’attrattiva oltre che devozionale e
penitenziale, anche turistica e folcloristica, cito per tutte la
grande processione barocca di Siviglia.
Le espressioni artistiche: dalla musica all’arte
Al testo del
celebre “Stabat Mater”, si sono ispirati musicisti di ogni epoca;
tra i più illustri figurano Palestrina, Pergolesi, Rossini, Verdi,
Dvorak. La Vergine Addolorata è stata raffigurata lungo i secoli
in tante espressioni dell’arte, specie pittura e scultura, frutto
dell’opera dei più grandi artisti che secondo il proprio estro,
hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria.
Giotto, Compianto sul Cristo morto, particolare
Come è raffigurata l’Addolorata?
Di solito è
vestita di nero per la perdita del Figlio, con una spada o con sette
spade che le trafiggono il cuore. Altro soggetto molto
rappresentato è la Pietà, penultimo atto della Passione, che sta
fra la deposizione e la sepoltura di Gesù. Il termine “Pietà”
sta ad indicare nell’arte, la raffigurazione dei due personaggi
principali Maria e Gesù, la madre e il figlio; Maria lo sorregge
adagiato sulle sue ginocchia, oppure sul bordo del sepolcro insieme a
s. Giovanni apostolo (Michelangelo e Giovanni Bellini). Capolavoro
dell’intensità del dolore dei presenti, è il “Compianto sul
Cristo morto” di Giotto. Nel Santuario dell’Addolorata di
Castelpetroso (Isernia), secondo l’apparizione del 1888, Gesù è
adagiato a terra e Maria sta in ginocchio accanto a lui e con le
braccia aperte lo piange e lo offre nello stesso tempo.
Quali sono le Congregazioni religiose dedite al culto dell'Addolorata?
In virtù del
culto così diffuso all’Addolorata, ogni città e ogni paese ha una
chiesa o cappella a lei dedicata; varie Confraternite assistenziali e
penitenziali, come pure numerose Congregazioni religiose femminili e
alcune maschili, sono poste sotto il nome dell’Addolorata, specie
se collegate all’antico Ordine dei Servi di Maria. L’amore e
la venerazione per la Consolatrice degli afflitti e per la sua
‘compassione’, ha prodotto, specie nell’Ordine dei Servi
splendide figure di santi, ne citiamo alcuni: I Santi Sette
Fondatori, s. Giuliana Falconieri, s. Filippo Benizi, s. Pellegrino
Laziosi, s. Antonio Maria Pucci, s. Gabriele dell’Addolorata
(passionista), senza dimenticare, primo fra tutti, s. Giovanni
apostolo ed evangelista, sempre accanto a lei per confortarla e
condividerne l’indicibile dolore, accompagnandola fino al termine
della sua vita.