Giovanni Mereghetti durante il viaggio del 1986.
(Sopra: il fotoreporter Giovanni Mereghetti al lavoro nel deserto del Sudan. In copertina: un suo primo piano oggi)
Ci sono viaggi che ti segnano, ti scavano dentro e ti restano scolpiti nel cuore, cambiandoti la vita per sempre. Per Giovanni Mereghetti, fotoreporter specializzato in reportage dal mondo e fotografia sociale, collaboratore di Famiglia Cristiana, quel viaggio è stato il deserto del Sahara, in automobile, 34 anni fa. Mereghetti ha frugato nei cassetti della memoria, ha indagato negli archivi dei ricordi, ha ritrovato lo sguardo di un ragazzo di 25 anni pieno di ideali e di sogni che amava girare con lo zaino in spalla. E ha ripercorso quel viaggio in un libro, Oltre il Sahara (Bertelli editori). Un volume diverso dai suoi precedenti, perché stavolta il fotografo lascia da parte le immagini per lasciare lo spazio alla scrittura, alle parole.
«Era il 1986 e io ero un giovane di 25 anni con pochi soldi e tanta voglia di viaggiare», racconta l’autore. «L’anno prima ero stato in Egitto: un itinerario in auto, da Venezia ad Alessandria in traghetto. Allora, il deserto fu un amore a prima vista. E rimasi sempre con la voglia di tornarci. Il deserto per eccellenza è quello dell’Algeria e del Niger. In quegli anni andava forte la Parigi-Dakar, che ha fatto sognare e ha influenzato tutti noi giovani di quell’epoca. Così, nel 1986 partii insieme a un amico, arrangiandomi con una Renault 12: l’idea era di quella di venderla una volta arrivati là, lì per pagarmi il viaggio di ritorno. Le cose poi andarono diversamente». Il percorso durò circa due mesi. Tunisia, Algeria, Niger, Burkina Faso, Costa d’Avorio. «Ad Abidjan, la capitale ivoriana, tornammo in Burkina e lì regalammo la nostra auto a un padre missionario che avevamo conosciuto durante l’andata. Lui poi ci portò fino alla capitale Ouagadougou e da lì prendemmo un volo per Marsiglia per tornare a casa. Allora per attraversare il Sahara c’erano due vie: la Transahariana e la Bidon Cinq. Noi scegliemmo la prima, più affascinante come itinerario».
Oggi, osserva Mereghetti, un viaggio del genere sarebbe impossibile, o comunque estremanente rischioso, fortemente sconsigliato. «Ora la frontiera sud dell’Algeria con il Niger è chiusa. Non solo si è persa l’atmosfera di un tempo, ma non ci sono più le condizioni di sicurezza di un tempo, a causa delle tensioni e dei gruppi armati jihadisti nell’area del Sahel». Durante i suoi viaggi Mereghetti scrive tanto, prende appunti, annota fatti, pensieri, sensazioni. L’idea di ripercorrere quel viaggio in un racconto gli era sempre rimasta in testa. Poi, il progetto ha preso corpo nel periodo del lockdown.
La copertina dell'ultimo libro di Mereghetti "Oltre il Sahara" (Bertelli editori).
«La mia visione di oggi è chiaramente molto diversa. Ripenso a quel viaggio con tanta nostalgia». Per i luoghi e per le emozioni. «Un tempo quelli erano posti sani in cui si andava per trovare delle risposte ai propri intimi perché. Oggi faccio fatica a riscavare nelle emozioni che provavo a quell’età, nella mia folle gioventù. Allora riuscivo ad emozionarmi anche davanti a cose piccolissime. Ora non mi succede più». In questi decenni, Mereghetti ha collaborato con numerose agenzie italiane e straniere, i suoi viaggi lo hanno portato in Cambogia, dove ha documentato il ritiro delle truppe vietnamite, lungo la Via della seta da Pechino a Karachi, e poi in Iraq, tra le popolazioni Nuba del Sudan. Il deserto è sempre rimasto il suo luogo dell’anima, quello dove ritornare.
L’Africa gli ha sempre donato tanto, spiega Mereghetti. E non gli ha mai chiesto niente in cambio. Ora, è lui a restituire qualcosa all’Africa. Oltre il Sahara è un progetto solidale: i ricavi della vendita vanno a finanziare dei progetti di assistenza umanitaria rivolti alla popolazione di Chinguetti, città santa dell’islam nel deserto della Mauritania, Patrimonio dell’umanità dell’Unesco.«La Mauritania è un Paese che conosco bene, lì ci ho lasciato il cuore. lnsieme a mio figlio, fotografo anche lui, e a un amico genovese, per ricordare l’amica Patrizia Wyss, disegnatrice e compagna di tanti viaggi scomparsa alcuni mesi fa, abbiamo deciso di finanziare una rete idrica per fornire acqua ai pastori nomadi che vivono fuori dalla città e di destinare una parte dei ricavi anche alle scuole locali. L’idea, inoltre, è di sostenere le vaccinazioni dei bambini figli dei nomadi». Il libro si può acquistare online, al seguente link: https://www.bertellieditori.it/prodotto/oltre-il-sahara/