San Giovanni Rotondo
Eccolo qua, Padre Pio. Una donna protende le mani sulla teca che custodisce il corpo. Ha gli occhi lucidi, prega in silenzio. Resta così per qualche minuto, a scrutarlo. La stola bianca, simbolo di gloria, quasi stride con l’umile saio francescano. Davanti alle spoglie mortali del Santo sfilano in tanti nonostante a San Giovanni Rotondo sia una giornata gelida sferzata da vento e nevischio. Giovani, adulti, famiglie con bambini. Chi lascia un’offerta o una lettera, chi la foto di qualche familiare, chi manda un bacio o una carezza come si fa con uno di famiglia. Un gruppo di pellegrini polacchi recita l’Ave Maria . «Stavo male», racconta Adele che arriva dalla Calabria, «avevo un tumore al cervello e mi apparve la Madonna delle Grazie tanto cara a Padre Pio. Un segno? Credo di sì. Ora il peggio è passato». Luca è venuto qui perché ha appena saputo che il padre ha un cancro. «Padre Pio a Roma? Forse avrebbe preferito restare qui, era così semplice lui», commenta una signora.
Non sono giorni come altri, qui sul Gargano. C’è fermento, attesa. Il 3 febbraio, infatti, il corpo di San Pio da Pietrelcina adagiato nella cripta tra lo sfavillio dei mosaici di Rupnik lascerà San Giovanni Rotondo per andare a Roma. È la prima volta da quando arrivò qui nell’estate del 1916, esattamente un secolo fa. Attraverserà un pezzo d’Italia, giungerà a San Pietro, poi a Pietrelcina , il borgo dove Francesco Forgione , nome di battesimo del Santo, nasceva nel 1887 mentre il governo Crispi decideva di togliere il Crocifisso dalle aule di tutte le scuole del Regno e il poeta Carducci così apostrofava Gesù: «Cruciato martire, tu cruci gli uomini / Tu di tristezza l’aer contamini».
Recordman del confessionale
Non è poi così strano che per il Giubileo della misericordia papa Francesco abbia voluto accanto a sé non solo l’immagine, o l’evocazione spirituale, ma il corpo del Santo con le stimmate per mostrare fisicamente la sua idea di misericordia. Non è forse, il Cristianesimo, la religione del Dio incarnato? E il vero scopo dell’Anno Santo non è la ricerca e l’esercizio della misericordia per quante più persone possibile? E chi meglio di Padre Pio che in confessionale trascorreva quattordici, sedici, anche diciassette ore al giorno per ascoltare, uno ad uno, la fiumana di pellegrini che arrivava in questo convento del Sud più profondo? Raccontano che una volta, era il 1938, fece attendere Maria Josè di Savoia perché doveva confessare due donne di umile condizione. Fu rimproverato dal superiore. Si scusò, obbediente come sempre.
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Nel solo 1967 (morirà il 23 settembre dell’anno successivo), a 81 anni, una salute malferma e i dolori lancinanti delle stimmate che pure, misteriosamente, andavano scomparendo, Padre Pio confessò venticinquemila donne e diecimila uomini. In media, ogni giorno, quaranta donne e trenta uomini. «È vero che molti s’inerpicavano fin quassù per vedere le sue stimmate che lui teneva ben nascoste», spiega padre Marciano Morra che oggi ha 86 anni e visse accanto al Santo per alcuni anni, «ma per tanti la curiosità che li aveva spinti a venire diventava occasione per convertirsi e cambiare vita. Padre Pio è stato un segno potente della misericordia di Dio».
Mentre i pellegrini continuano a pregare davanti al corpo di Padre Pio, raggiungiamo l’antica chiesetta di Santa Maria delle Grazie . Dalla fine del Settecento, racconta padre Marciano, era abbandonata, ridotta a ricovero di pastori che qui si fermavano con le greggi. Diverrà, un secolo dopo, per imperscrutabile disegno divino, il luogo dove s’irradierà la santità di un Frate cappuccino la cui immagine da decenni ormai occhieggia ovunque: nelle gigantografie dei Tir sulle autostrade e nelle cornici d’argento sui tavoli dei vip, nel borsellino della massaia e nel portafogli del professore. Come se il mistero della sua presenza carismatica stringesse da vicino un’infinità di vite.
Padre Marciano indica l’altare dove Padre Pio celebrava messa con un fervore quasi mistico. «A quella vista», scriverà La Civiltà Cattolica , «anche gli intervenuti per curiosità erano profondamente colpiti». Dopo l’altare, il confessionale. Su questo trono rustico, ogni giorno, per una vita intera, il Frate con le stimmate sedeva per ascoltare, una volta a destra, una volta a sinistra a seconda del turno delle due lente file delle penitenti, la storia dei peccati del mondo. «Non ho un minuto libero: tutto il tempo è speso nel prosciogliere i fratelli dai lacci di Satana. Benedetto sia Dio…», scriveva il Santo in una lettera del 3 giugno 1919. «Qui vengono persone innumerevoli di qualunque classe e di entrambi i sessi, per solo scopo di confessarsi e da questo solo scopo vengo richiesto. Vi sono splendide conversioni».
Pellegrini sfilano in preghiera davanti al corpo di San Pio nella chiesa a lui dedicata a San Giovanni Rotondo (foto Cosmo Laera)
Il significato dell’ostensione Bilocazioni a parte, mai si mosse da questo luogo un tempo sperduto, Padre Pio. Ci voleva un Giubileo straordinario e un papa come Francesco perché ciò accadesse per un evento che, al di là da ogni facile apologetica, non è azzardato definire storico. Esporre il corpo di San Pio oggi, e per di più nel cuore del cattolicesimo romano, è anche una provocazione intellettuale, uno scotimento delle coscienze. Perché richiama ciascuno alla domanda fondamentale: abbiamo bisogno di misericordia, di perdono, di riconciliazione oppure no? E da dove deriva questo bisogno? Tutta la vita di San Pio da Pietrelcina è stata una risposta a queste domande.
Padre Marciano ci accompagna nella sacrestia della chiesa di Santa Maria delle Grazie dove Padre Pio confessava gli uomini. E snocciola un aneddoto dello stile del Santo: un generale che gli confessò i suoi peccati («non peccatucci, ma peccati doc», sottolinea il padre) fu assolto perché il suo cuore era realmente toccato, il pentimento vero. Viceversa, un veterinario, che andò a confessarsi perché la figlia doveva fare la prima comunione, come un atto burocratico, una tassa da pagare, fu mandato via da Padre Pio senza assoluzione. «Perché lui scrutava le coscienze, vedeva nel segreto dei cuori», spiega. Quella di Padre Pio non erano, dunque carezze pietose che tutto minimizzano ma, a volte, riuscivano scomode, durissime per chi fingeva di essere sincero o non si apriva al pentimento e a cambiare vita. «Fermo e deciso fino ad essere brusco e quasi scontroso», secondo le parole del cardinale Lercaro, «e nel tempo stesso aperto e confortante così da dare la pace e la serenità a chi non l’aveva da anni – o, forse, mai – gustata».
Il nostro viaggio prosegue nel convento dove Padre Pio visse, morì il 23 settembre del 1968 e fu sepolto nella cripta di marmo nero. Qui, accolti da padre Marciano allora superiore del convento, arrivarono nel 1987 Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta . Ecco la piccola stanza dove lo Stimmatizzato dormiva: spoglia, semplice, quasi scabra.
Le opere di misericordia sociale
Persino il credente che medita le parole di San Paolo ai cristiani di Corinto: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, ciò che nel mondo è ignobile, è disprezzato, è nulla…» (1 Cor 1,27 ) non cessa d’interrogarsi e stupirsi. Perché a fronte di una vita semplice, addirittura monotona e forse noiosa per i nostri canoni di uomini moderni, e ancor prima che la Chiesa lo innalzasse agli onori degli altari, Padre Pio è stato al centro di un culto vastissimo , protagonista di trasmissioni televisive che travolgono ogni audience, di siti Internet ingolfati dai messaggi di questo Frate che portò sul suo corpo i segni della Passione e combatteva con i demoni, che minacciava l’inferno e additava il paradiso, che rivelava il futuro agli incerti, che guariva i malati e appariva in bilocazione a chi lo invocava nel bisogno. E che confessava instancabilmente attirando migliaia e poi milioni di pellegrini in questa che era una montagna brulla e ora è una cittadella della carità con l’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” che continua a crescere e ad espandersi. Sette milioni, giusto per dare l’idea, i pellegrini arrivati a San Giovanni Rotondo nel 2012 sfiorando il record di otto milioni del 2002, l’anno della canonizzazione .
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«Padre Pio», spiega Stefano Campanella , direttore di Padre Pio Tv e autore del libro La misericordia in Padre Pio , «è stato un dispensatore di misericordia non solo grazie alle confessioni ma anche alle opere sociali nate grazie a lui a San Giovanni Rotondo: una scuola di formazione professionale per aiutare i giovani a trovare un lavoro. E poi, oltre all’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”, Padre Pio ha voluto tre asili per l’educazione bambini e una cooperativa di consumo. Infine, un’opera che si è realizzata dopo la sua morte: una serie di centri di riabilitazione per bambini: oggi sono una grande realtà con cinquecento dipendenti tra medici e fisioterapisti e pazienti che arrivano da ogni parte d’Italia e del mondo. Qui sono venuti a curarsi i feriti di guerra della Libia e dell’Ucraina».
Padre Pio e Bergoglio: un’affinità iniziata a Buenos Aires Se, come papa Francesco desidera, la misericordia di Dio deve essere offerta a tutti chi se non Padre Pio? «La presenza del Santo a Roma accanto al Papa», riflette l’arcivescovo di San Giovanni Rotondo mons. Michele Castoro , «ci dice che la misericordia è la via che Dio ha scelto per rinnovare l’uomo, la misericordia è come una resurrezione, rende nuovo il cuore dell’uomo, essa è dunque luogo di conversione, sorgente di un’esperienza di Dio che segna e cambia l’esistenza». Ma qual è il rapporto tra papa Francesco e il Santo con le Stimmate? «Di grande stima», spiega padre Luciano Lotti , biografo del Santo, «quando sono andato a Buenos Aires la gente mi ha testimoniato la grande devozione dell’allora cardinale Bergoglio verso Padre Pio».
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Nel 2000, nel pieno della crisi economica che mise in ginocchio la patria di papa Francesco, arrivarono a Buenos Aires alcune reliquie di San Pio su richiesta proprio di Bergoglio. In quell’occasione c’era anche padre Marciano, in veste di segretario generale del Gruppi di preghiera di Padre Pio: «Ricordo che ci ricevette in una stanza molto semplice, fu un incontro di grande familiarità», spiega, «tanto che a un certo punto decisi di raccontare una barzelletta sul rapporto tra i cappuccini e i gesuiti. Dopo quell’incontro due anni dopo ritornammo a Buenos Aires con le reliquie e ci fermammo per quindici giorni. Papa Francesco sin da allora ha visto in Padre Pio l’uomo proiettato verso la misericordia e verso i poveri».
Il significato di Padre Pio a Roma
Il rapporto del Santo con i papi fu dialettico, a tratti persino aspro. Se san Giovanni XXIII autorizzò pesanti misure di contenimento della devozione nei confronti del Frate anche sulla base di informazioni, «che spesso erano calunnie», sottolinea Campanella, che gli arrivavano in Vaticano, il beato Paolo VI da sostituto della Segreteria di Stato rese possibile la costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza e poi da Papa fece in modo che il frate potesse svolgere il suo ministero in piena libertà. Fino a San Giovanni Paolo II che sul Gargano andò due volte: da cardinale nel 1974 (e una foto di lui in mezzo ai frati campeggia nell’antico refettorio del Convento) e poi da Papa nel 1987, restando sempre affascinato dalla figura del Cappuccino. E ora Francesco che ha voluto accanto a sé le spoglie del Santo. «È un grande riconoscimento», dice padre Marciano, «vedere Padre Pio che entra in San Pietro dove si è creduto sempre di tenerlo lontano perché considerato pericoloso e addirittura un indemoniato . Padre Pio ha sofferto tanto per la massoneria, per gli atei e anche, diciamolo pure, per alcuni uomini di chiesa alla quale egli è sempre rimasto fedele. “Anche quando la Chiesa percuote”, ripeteva sempre, “è sempre la mano di una mamma che percuote”. Oggi la Chiesa premia questa sua straordinaria fedeltà».