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giovedì 17 aprile 2025
 
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Credere

La fragilità e la fede di un papa anziano, l’affetto di un popolo

06/03/2025  «Avverto la “benedizione” che si nasconde dentro la fragilità», ha scritto Francesco nell’Angelus del 2 marzo

Cari amici lettori, tutti abbiamo seguito con apprensione, in questi giorni, l’andamento della malattia di papa Francesco. Ne hanno parlato ampiamente tg, giornali e siti web, segno anche del credito e dell’attenzione che richiama ancora oggi dentro e fuori della Chiesa, pur in tempi di larga secolarizzazione, la figura del Papa.

Moltissimi, in particolare, hanno prestato un interesse inconsueto ai bollettini medici diramati giorno per giorno: all’improvviso, nozioni piuttosto tecniche e aride si sono colorate e “accese”.

Segno dell’affetto profondo che da tante parti si sta mostrando verso un Papa che è anche un uomo di 88 anni. Come per una persona anziana speciale, vogliamo sapere, ci informiamo con ansia, per essere partecipi ed esprimere la nostra vicinanza.

Ma l’affetto dei fedeli si è manifestato in modo commovente anche con i momenti di preghiera organizzati in ogni angolo del mondo, a partire da piazza San Pietro, dove i cardinali riuniti tutti insieme hanno pregato per la ripresa del Pontefice, fino alle parrocchie più sperdute.

Senza dimenticare i tanti messaggi dei fedeli e i disegni dei bambini giunti al Policlinico Gemelli. Anche questa preghiera corale non è affatto un segno banale. Mostra che il Papa è ancora percepito come la guida della Chiesa cattolica, come colui che “pasce” il suo gregge, ne cura la comunione e lo “conferma” nella fede, secondo l’incarico che Gesù ha affidato a Simon Pietro.

Talvolta poco capito, altre volte contestato, papa Francesco può dire di godere di un ampio riconoscimento, rafforzato dalla simpatia che suscita ovunque e dal carisma personale che emana. Sa affiancarsi al gregge e anche precederlo dove è necessario. In tempi di individualismo e di disgregazione delle figure riconosciute come autorevoli, anche questo non è poca cosa. Ci è poi di esempio in questi giorni non certo facili per un Papa abituato comunque a “essere attivo”, a incontrare e a lavorare: per la fede e la serenità con cui ha vissuto questo grave momento di rischio per la sua vita e la fragilità. «Avverto nel cuore la “benedizione” che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore», ha scritto nell’Angelus diffuso domenica 3 marzo. Si è affidato serenamente ai medici (dopo qualche resistenza, lo sappiamo); ha continuato, per quel chi gli era possibile nella stanza di ospedale, a pregare, a leggere giornali e lavorare.

Davvero un esempio di come si possa abitare con tranquillità quella “età grande” a cui ha dedicato anche un ciclo di catechesi. Vengono in mente le parole di abbandono fiducioso di Giobbe che, dopo aver perso averi, famiglia e salute, dice: «Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore» (1,21). Lo immagino in sintonia con le parole dell’apostolo Paolo ai Romani: «Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (14,8). Al momento in cui scriviamo sembra che le condizioni di papa Francesco siano stabili: la nostra preghiera e il nostro affetto continuino ad accompagnarlo. Scriveteci anche voi, cari amici, i vostri pensieri e le vostre preghiere (a vincenzo.vitale@stpauls.it o 338-60.93.006): sarà un bel modo per stargli vicino e accompagnarlo come membri della “community” di Credere.

(Immagine in alto: ANSA)

In collaborazione con Credere

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