Foto Osservatore Romano/vatican.va
Guerre che continuano in molte parti del mondo, diseguaglianze esacerbate dalla pandemia da coronavirus, da ultimo l’attentato terroristico costata la vita ad un professore nella periferia di Parigi: il mondo rischia di dimenticare la fratellanza, ma per papa Francesco, che ha preso la parola per ultimo, l’incontro, promosso la sera di martedì 20 ottobre nella piazza del Campidoglio dalla comunità di Sant’Egidio, «manifesta chiaramente che le religioni non vogliono la guerra, anzi smentiscono quanti sacralizzano la violenza, chiedono a tutti di pregare per la riconciliazione e di agire perché la fraternità apra nuovi sentieri di speranza».
L’incontro, intitolato «Nessuno si salva da solo - Fraternità e Pace», riecheggia l’invito formulato dal Papa di fronte alla pandemia, ma si ispira anche al primo incontro interreligioso voluto da Giovanni Paolo II ad Assisi nel lontano 1986. Da allora la comunità di Sant’Egidio ha conservato la tradizione replicando l’appuntamento ogni anno in una diversa città del mondo. L’incontro odierno, programmato da tempo a Roma, «è stato ridotto alla sua forma essenziale per l’attuale momento difficile», ha notato il fondatore della comunità, Andrea Riccardi. Se più di un ospite previsto ha dovuto rinunciare al viaggio a causa del coronavirus – a partire dal grande imam di al-Azhar e dal primate anglicano Justin Welby – molte sono state comunque le autorevoli presenze: insieme a Francesco sono intervenuti il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, il rabbino capo di Francia, esponenti di diverse altre confessioni cristiane e fedi non cristiane. Il Papa, che solitamente in pubblico tiene le distanze ma non porta una protezione sul viso, indossava, come tutti gli altri ospiti, una vistosa mascherina bianca.
L’assassinio di Samuel Paty, il professore decapitato nella periferia di Parigi venerdì scorso da parte di un giovane radicalizzato al jihadismo dopo che aveva mostrato in classe le vignette di Maometto, si è imposto all’agenda dell’incontro. «Desidero condividere un pensiero per Samuel Paty», ha detto a braccio nel suo intervento il rabbino capo di Francia Haïm Korsia, massimo esponente del mondo ebraico presente all’incontro, «una preghiera per quel professore francese assassinato semplicemente per aver portato a termine la sua missione, una preghiera per quest'uomo che sapeva che la lotta per educazione è quella che offre umanesimo da condividere ed è morto per questo. E questa morte ci costringe a portare avanti sua lotta nella fraternità senza cedere e senza paure». Il rabbino ha poi sottolineato che la recente enciclica «Fratelli tutti» di Papa Francesco, «ci invita a spingerci più lontano. Santità – ha proseguito rav Korsia rivolgendosi al Papa – so che lei ci potrà aiutare nel dialogo con l'islam in occidente, continuando a fare quel che anche noi cerchiamo di fare in Francia».
L’esponente musulmano, il professor Mohamed Abdel Salam Abdellatif, ha letto un messaggio del grande imam di al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, che pure ha affrontato esplicitamente «l'orrendo omicidio a Parigi. Nella mia veste di sheykh di al-Azhar – ha affermato – dichiaro davanti a Dio onnipotente che io dissocio me stesso e i precetti della religione islamica e gli insegnamenti del profeta Maometto – su di lui la pace e la benedizione di Dio – da questo peccaminoso atto criminale e da tutti coloro che perseguono questa ideologia perversa e falsa. Allo stesso tempo confermo che insultare le religioni e abusare dei simboli sacri sotto lo slogan della libertà di espressione – ha precisato l’imam nel messaggio a quanto si legge nella traduzione italiana del discorso in arabo – rappresenta una forma di ambiguità intellettuale e un esplicito appello all'immoralità. Questo terrorista e la sua gente non rappresentano la religione di Maometto – su di lui la pace e la benedizione di Dio – proprio come il terrorista neozelandese che ha ucciso i musulmani nella moschea non rappresenta la religione di Gesù, la pace sia su di lui». Al rabbino capo di Francia, il rappresentante musulmano ha detto: «Io ti dico come giovane musulmano rappresentante la mano dei musulmani è tesa per ogni bene verso di voi, benvenuti in questo dialogo».
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Il pomeriggio è iniziato con momenti di preghiera che le diverse fedi hanno tenuto in diversi luoghi della capitale: gli ebrei in Sinagoga, i musulmani nella Sala Rossa del Campidoglio, i buddisti nell'ex chiesa di Santa Rita, Sikh e Indù nel Convento dei Francescani, i cristiani nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli. Qui, sotto la guida del Papa e di Bartolomeo, «primus inter pares» dell’ortodossia, i fedeli hanno pregato per la pace nei molti luoghi marcati ancora dalla guerra, dal terrorismo, dalla violenza, dalla Siria alla Libia, dalla Bielorussia all’America latina, dall’Africa al Medio Oriente. «O Padre misericordioso», l’invocazione di Francesco, «Tu che sempre ascolti il grido degli oppressi, consola chi è ferito dalla guerra, dal terrorismo, dalla follia omicida».
Francesco e gli altri leader cristiani si sono poi trasferiti nella vicina piazza del Campidoglio, accolti dal presidente Mattarella, dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e dal ministro degli Esteri Luigi di Maio, dalla sindaca di Roma Virginia Raggi e da Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio nonché segretario del Pd. Il presidente della comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo ha introdotto il Papa ai rappresentanti delle fedi non cristiane.
Nei discorsi che si sono poi susseguiti, molti e disparati i temi toccati, tutti accomunati dalla necessità che l’umanità riscopra la fratellanza in un mondo marcato dalla pandemia e da molte violenze. Occorre la «collaborazione» di tutti i popoli nel mondo, ha sottolineato il presidente Mattarella, anche «riguardo alla pandemia che stiamo attraversando perché le cure e i vaccini che la scienza potrà fornirci siano resi disponibili per tutti, in tutto il mondo». E’ «finito il tempo della moda ecologica, della sua idealizzazione o peggio della sua ideologizzazione», ha detto Bartolomeo, da sempre fautore di un impegno cristiano in difesa della casa comune, tanto che nella sua enciclica Laudato si' papa Francesco lo ha definito sua fonte di ispirazione. «Inizia il tempo dell’agire».
Andrea Riccardi ha sospirato: «I miraggi si trasformano in incubi, di cui certo il peggiore è la guerra, padrona d’interi paesi nel Mediterraneo e altrove. La guerra è madre di tutte le povertà. I cui frutti sono anche i rifugiati che bussano alle nostre porte. Anche il sogno del più ricco e del più forte, da solo, si trasforma in un incubo e talvolta non solo per lui». Sono intervenuti esponenti buddhisti e scintoisti. L’incontro, quando era ormai calata la sera, si è conclusa con la firma di un appello comune che ha ricordato come proprio al Campidoglio sia stata lanciata molti anni da la comunità europea. «Nessuno può sentirsi chiamato fuori. Siamo tutti corresponsabili. Tutti abbiamo bisogno di perdonare e di essere perdonati. Le ingiustizie del mondo e della storia si sanano non con l’odio e la vendetta, ma con il dialogo e il perdono».
Il Papa, Mattarella e gli altri ospiti hanno osservato un minuto di silenzio per tutte le vittime del Covid, delle guerre, del terrorismo e della violenza in tutto il mondo e, alla fine, hanno acceso un candelabro della pace.