Anche durante il Regina Coeli, che in questo tempo liturgico sostituisce l'Angelus, papa Francesco è tornato sul tema dei cristiani perseguitati per la loro fede, uomini e donne "perseguitati, esiliati, uccisi, decapitati per il solo fatto di essere cristiani".
Dopo aver ricordato che "loro sono i nostri martiri di oggi e sono tanti, possiamo dire che sono più numerosi che nei primi secoli della Chiesa", il Pontefice ha rivolto un accorato e insieme severo appello alla comunità internazionale, "affinché non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine, che costituisce una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari".
Con la strage degli studenti cristiani nel campus dell'università di Garissa (in Kenya, 148 morti), i ricorrenti atti terroristici di Boko Haram in Nigeria, il clima di violenza in Pakistan e le persistenti cattive notizie in arrivo dal Medio Oriente, in particolare da Siria e Iraq, questa è stata davvero una Pasqua di passione per i cristiani di tutto il mondo.
Nel Regina Coeli, però, il Papa ha voluto trasmettere tutto il senso della Risurrezione, "la buona notizia che siamo chiamati a portare agli altri e in ogni ambiente, animati dallo Spirito Santo. La fede nella Risurrezione e la speranza che Egli ci ha portato è il dono più bello che il cristiano può e deve offrire ai fratelli".
"La Galilea", ha aggiunto Francesco, "è la "periferia" dove Gesù aveva iniziato la sua predicazione; e di là ripartirà il Vangelo della Risurrezione, perché sia annunciato a tutti, e ognuno possa incontrare Lui, il Risorto, presente e operante nella storia. Anche oggi Lui è con noi, qui in piazza!".