Papa Francesco bacia la croce delle Gmg mentre sul palco Alessandra Amoroso canta "L'amore più grande". Una croce che ha fatto il giro delle parrocchie della diocesi di Torino prima di arrivare in piazza Vittorio accompagnata da bandiere e palme.
Dopo la sosta del Papa di fronte alla grande croce di legno e la lettura del Vangelo il Papa ha ascoltato le domande dei giovani, tre ragazzi che uno dopo l'altro si sono alternati al microfono. La prima a parlare, sulla sedia a rotelle è Chiara, 19 anni, di Moncalieri, in questi giorni impegnata con gli esami di maturità. «Desideriamo amare ed essere amati», dice Chiara, «ma come possiamo sperimentare l'amore di Gesù?». E poi Sara, 27 anni, di Alessandria, appassionata di teatro, ma disoccupata. Tra tanti che «Sperimentiamo un senso di scoraggiamento. Come possiamo fare per ritrovare la fede, la forza per lottare?», chiede al Papa. Luigi, l'ultimo a parlare, 26 anni, di Villafranca Piemonte, studente di igegneria, impegnato in sette oratori, chiede «come trovare la via per manifestare la grande amicizia con gesù e il suo amore più grande verso tutti».
Il Papa risponde a braccio. Innanzitutto ringraziandoli perché le domande sono sulle parole del Vangelo di Giovanni: vita, amore, amicizia. Parole che si incrociano e si spiegano a vicenda: «Non si può parlare
della vita senza parlare di amore e non si può parlare dell'amore senza questa trasformazione da servi ad amici. Queste tre parole sono tanto imporanti per la vita ma tutte e te hanno una radice comune». E qui il Papa ricorda le parole del beato Piergiorgio Frassati: «vivere non vivacchiare».
Il Papa spiega che è brutto vedere i giovani fermi, che vivono come vegetali. Giovani che sono già andati in pensione a 20 anni. Li incoraggia, ma li sprona anche ad andare contro corrente, a non farsi incantare da chi spaccia la vita per un diamante, ma dà invece solo vetro.
Parla di amore, il Papa. Per dire che non è quello delle telenovela, ma che ha due assi: la concretezza e la comunione. «L'amore è più nelle opere che nelle parole. L'amore è concreto», dice il Papa. Ricordando che Dio ha dimostrato il suo amore salvando il suo popolo, coinvolgendosi con lui, perdonandolo. E poi ha insistito sulla seconda dimensione: «l'amore sempre si comunica, l'amore ascolta e risponde, l'amore si fa nel dialogo, nella comunione, si comunica, l'amore non è né sordo né morto, l'amore non è un sentimento romantico del momento, è concreto nelle opere e si comunica, è nel dialogo sempre».
Ma poi il Papa dice anche «qualcosa che non piace, che non è popolare. Ma anche il Papa alcune volte deve rischiare sulle cose per dire la verità: l'amore è nelle opere e nel comunicarsi, ma l'amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone, cioè l'amore è casto e a voi giovani, in questo mondo edonista, in questo mondo dove soltanto ha pubblicità il piacere, passarla bene, fare bene la vita io dico siate casti, siate casti. Tutti noi nella vita siamo passati per momenti in cui questa virtù è molto difficile, ma è proprio la prova di un amore genuino, che sa dare la vita che non cerca di usare l'altro per il proprio piacere, un amore che fa la vita dell'altra persona sacra, io ti rispetto, io non voglio usarti, io non voglio usarti». Ai giovani ripete «fate lo sforzo di vivere l'amore castamente», prima di dire che l'amore è anche sacrificio e servizio: «se io dico che amo e non servo l'altro, non aiuto l'altro, non lo faccio andare avanti, non mi sacrifico per gli altri non è amore».
Rispondendo a Sara il Papa parla di guerra e di denaro: «Spesso respiriamo un senso di
sfiducia nella vita perché ci sono situazioni che ci fanno pensare non
vale la pena vivere così. Pensiamo alle guerre, ho detto che noi
stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi. In Europa c'è la
guerra, in Africa c'è la guerra, in medio oriente c'è la guerra, in
altri paesi c'è la guerra, ma io posso avere fiducia? posso fidarmi dei
dirigenti mondiali? quando vado a dare il voto per un candidato posso
fidarmi che non porterà nel mio paese la guerra? se tu ti fidi soltanto
degli uomini hai perso. A me fa pensare una sola cosa: gente, dirigenti,
imprenditori che si dicono cristiani fabbricano armi. Oppure investono nelle fabbriche di armi perché gli
interessi sono un po' più alti. La doppia faccia è moneta corrente oggi,
di dire una cosa e farne un'altra, l'ipocrisia».
Il Papa fa esempi concreti di ciò che è successo nel secolo scorso, della tragedia dell?Armenia di cui erano al corrente le grandi potenze mondiali, della shoà quando le «grandi potenze avevano le fotografie
delle vie ferroviarie che portavano i treni ai campi di concentramento
per uccidere gli ebrei, ma anche i cristiani, i rom, gli omosessuali. Perché non hanno danneggiato le vie ferroviarie?». E ancora i lager in Russia con tanti cristiani che hanno sofferto e con le potenze mondiali che si giravano dall'altra parte mentre «si
dividevano l'Europa come una torta».
La sfiducia nasce anche dalla cultura dello scarto quando nel sistema mondiale non sono più al centro le persone, ma solo il dio denaro. Quanti giovani scartati, senza lavoro «finiscono nelle dipendenze, si suicidono, le
statistiche dei suicidi giovanili non si conoscono bene, o vanno a
lottare con i terroristi per fare qualcosa per un ideale, io capisco
questa sfida e per questo Gesù ci diceva di non avere le nostre
sicurezze nelle ricchezze, nei poteri mondani. Come mi posso fidare
della vita, come posso vivere una vita che non distrugga, che non sia
una vita di distruzione, che non scarti le persone, che non mi deluda?»
E infine a Luigi, che ha parlato delle reti degli oratori dei progetti di condivisione e costruzione risponde di andare avanti con questi progetti: «Questa vita non delude. Se tu ti
coinvolgi in un progetto di costruzione, di aiuto, pensiamo ai bambini
di strada, agli immigrati, a tanti che hanno bisogno... Ma non per dargli da
mangiare un giorno, ma per promuoverli con lagioia degli oratori, per
costruire, quel senso di sfiducia se ne va. Cosa devo fare per fare
questo? Non andare in pensione troppo presto, fare controcorrente».
E anche ai giovani come stamattina al mondo del lavoro, il Papa chiede di essere «coraggiosi e creativi». E
per
finire, dice il Papa «vorrei ripetere la parola di Piergiorgio Frassati: "Se volete
farcela, se volete fare qualcosa di buono nella vita vivete non
vivacchiate"».