Johan Ickx.
«Altro che leggenda nera. Lo Yad Vashem di Gerusalemme potrebbe tranquillamente iscrivere Pio XII tra i “Giusti tra le nazioni” per l’attività svolta a favore degli ebrei perseguitati durante la guerra». A dirlo in un’intervista su Famiglia Cristiana da giovedì prossimo in edicola è lo storico Johan Ickx, autore del libro Pio XII e gli ebrei (Rizzoli) e dall’aprile 2010 direttore dell’Archivio storico della Sezione rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana, il ministero degli Esteri della Santa Sede.
Il volume di Ickx apre una nuova stagione di studi sul pontificato di Pacelli, a partire proprio dalle carte trovate. Nell’Archivio reso accessibile da poco ci sono oltre 800mila documenti relativi solo al periodo della Seconda guerra mondiale: tra questi Ickx ha scoperto una serie di cartelle denominate “Ebrei” con circa 2.800 richieste di aiuto, relative a quasi 5.000 persone in tutto. Una vera e propria Pacelli’s list.
Un momento dell’udienza concessa da Pio XII agli ebrei scampati ai campi di sterminio. Foto Vatican News.
Quelle carte rappresentano un’anomalia, nota subito Ickx, visto che l’Archivio contiene solo cartelle con il nome dei Paesi del mondo con i quali la Santa Sede intrattiene rapporti diplomatici. «Restai molto sorpreso», spiega nell’intervista, «pensavo fosse qualcosa di posticcio, come se qualcuno del Vaticano avesse pensato a confezionare, dopo, un dossier ad hoc a difesa del proprio ruolo svolto durante la guerra a favore degli ebrei e invece no, era tutto autentico». Ickx nel suo libro esamina numerose storie di ebrei che chiesero aiuto al Vaticano, scrivendo anche direttamente al Papa: «Da tutte queste richieste di aiuto», spiega, «si capisce chiaramente che gli ebrei di ogni nazione sapevano benissimo che Pio XII si adoperava per loro attraverso ogni canale, a cominciare da quelli diplomatici, altrimenti non gli avrebbero scritto. Non è un caso che tra i “Giusti” proclamati da Yad Vashem troviamo monsignor Angelo Rotta, nunzio a Budapest durante il conflitto, il suo vice e segretario di nunziatura, monsignor Gennaro Verolino e monsignor Angelo Roncalli, il futuro papa Giovanni XXIII, che si adoperò per salvare gli ebrei durante il suo lavoro diplomatico di quegli anni svolto prima a Istanbul e poi a Parigi. Non si deve dimenticare che ognuno di loro lavorava su incarico di Pio XII. Dalle carte emerge che continuamente compilano rapporti e chiedono istruzioni su come procedere interloquendo con consolati, prefetture, singoli ministri per confezionare documenti falsi agli ebrei in fuga».
Il testo integrale è pubblicato sul numero 5 di Famiglia Cristiana, in edicola da giovedì 28 gennaio.