Cara prof Spotorno, ho letto che in una scuola romana, mi sembra un liceo, non vengono dati più i voti e sembra che gli studenti abbiano comunque buoni risultati e vivano la scuola con meno ansia. Mi chiedo però, da vecchia insegnante, come ciò possa essere possibile soprattutto in vista degli esami finali. EMMA
— Cara Emma, tanto tuonò che piovve ripeteva mia mamma quando c’erano notizie che, di fatto, notizie non erano! Ecco, questa della scuola senza voti fa parte, in un certo senso, di quelle non notizie. Leggendo gli articoli che ultimamente hanno raccontato l’esperienza del Liceo Morgagni di Roma, che ha messo in atto ormai da sette anni una sperimentazione riguardante una diversa modalità di analisi dei processi di apprendimento, sembra che non esista più la valutazione! Ecco, non è così. Val la pena di spiegarlo perché sennò si rischia di rimanere in una discussione che, come mi sembra di poter vedere leggendo i social, finisce per essere più ideologica o politica, se non da bar sport, che didattica. Una discussione del tipo “viva i voti che fanno crescere forti, abbasso i voti che non misurano chi siamo davvero”. Sono per fortuna molti anni che la ricerca pedagogica analizza come l’apprendimento sia un processo che coinvolge gli studenti e gli insegnanti attraverso le relazioni che tra loro si instaurano. Per i molti che hanno accolto questo modello trasportandolo nella loro pratica quotidiana, “i voti” sono stati aboliti da tempo. Si devono dare per motivi normativi, ma arrivano dopo che tra i ragazzi e l’insegnante si è ragionato su ciò che il voto riassume: dove posso migliorare? Cosa rivedere? Quali le conoscenze da recuperare? A che punto sono con le mie competenze e abilità?
La novità, grandissima, della scuola romana è che tutti i docenti di una intera sezione abbiano deciso di condividere questa visione e di sperimentare insieme, provando per primi il lavoro di gruppo e un nuovo modo di guardare gli studenti. Da qui è partita la sperimentazione di abolire le votazioni numeriche intermedie; questo non vuol dire che non esistano più interrogazioni o verifiche, ma che le singole prove non vengono valutate con un numero e i docenti discutono insieme agli alunni del loro andamento, correggendoli e spronandoli al miglioramento. Tutto questo dando grande spazio all’autovalutazione così da trasformare anche il momento della correzione in un’occasione di dialogo e approfondimento. Ma, come già detto e per essere chiari, il caro vecchio voto numerico rimane. Deve infatti rimanere per motivi normativi (promozioni, ripetenze, crediti scolastici, voto di maturità ahimè esistono ancora), con buona pace di chi non crede che senza un voto non si diventa grandi.