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lunedì 16 settembre 2024
 
crisi ucraina-russia
 

Leopoli, la frontiera dell'Unione europea: dove Mosca è distante anni luce

14/02/2022  La città, a 70 km dal confine con la Polonia e roccaforte del cattolicesimo, è sede della visitatoria ucraina dei salesiani. "Qui noi sentiamo di meno la tensione per un possibile conflitto", dice don Andryi Bodnar, direttore della Casa salesiana. "A spaventare Mosca non è la Nato, ma il cammino verso la democrazia che il nostro Stato sta percorrendo"

Don Yuri Smakous, 39 anni, preside del liceo salesiano.
Don Yuri Smakous, 39 anni, preside del liceo salesiano.

Dalla nostra inviata in Ucraina

Il treno Intercity delle 5,50 dalla stazione di Kiev taglia verso Ovest le sconfinate distese pianeggianti che disegnano il paesaggio dell’Ucraina, attraversando villaggi e boschi di pini e betulle per raggiungere in cinque ore di viaggio Leopoli (in ucraino Lviv). Il treno, che arriva fino in Polonia, è colmo di passeggeri, ma si tratta della normalità, ci dicono, e non di un effetto della paura per un possibile conflitto che in questi giorni spinge molti ucraini e stranieri fuori dal Paese. Anche se alcuni passeggeri ammettono di allontanarsi da Kiev per allentare per un po' la tensione. Leopoli, bellissima città di quasi un milione di abitanti, rinomata per il centro cittadino Patrimonio dell’umanità dell’Unesco e per l’università che richiama qui un alto numero di studenti, ha sapore e atmosfere mitteleuropei. Siamo a 70 chilometri dalla Polonia, alla frontiera dell’Unione europea. Leopoli è l'estremità occidentale dell'Ucraina, la parte del Paese distante anni luce dalla Russia.

Lungo una strada vicina al centro della città, di prima mattina, l’ingresso di una banca è stato chiuso e transennato a causa di un allarme bomba, uno dei tanti che in queste settimane di alta tensione ricorrono in varie città ucraine. «Qui siamo lontani dalla Russia, ma in questo periodo anche noi siamo tenuti sotto pressione», racconta don Yuri Smakous, 39 anni, sacerdote salesiano, preside del ginnasio e liceo (in pratica scuole medie e superiori) gestito dai Figli di don Bosco, dove studiano circa 400 allievi dai 10 a i 17 anni.

«Nel giro di due settimane abbiamo ricevuto ben quattro volte l’allarme per una possibile bomba. A scuola suona l’allarme e tutti gli studenti devono uscire e sospendere le lezioni. Ovviamente tutti questi allarmi risultano falsi, sappiamo che provengono dalla regione orientale occupata del Donbass. Ma creano scompiglio e stravolgono tutto il sistema educativo, perché i ragazzi devono interrompere lo studio, andare a casa e non possono tornare a scuola fino a quando la polizia non abbia controllato tutto l’edificio». E aggiunge: «Noi qui sentiamo di meno la questione del possibile intervento militare di Mosca, ma certamente c’è preoccupazione generale. E’ difficile capire da che parte stia la verità, ma sappiamo che dal nostro vicino orientale possiamo aspettarci di tutto. Lo abbiamo già sperimentato con il conflitto del 2014, ma anche prima, nei decenni della dominazione sovietica, soprattutto qui nella parte occidentale dell’Ucraina, quella più patriottica. Del resto, pensiamo che allora i sacerdoti venivano messi in prigione solo in quanto religiosi… Per noi un possibile attacco vale come un ritorno al passato sovietico e nessuno lo vuole. Non parliamo delle vittime, del sangue, dei morti… Tutto questo è tragico».

Leopoli è una roccaforte del cattolicesimo in Ucraina: «Qui circa il 70% della popolazione è cattolica, il restante 30% è ortodosso. I cattolici sono concentrati soprattutto nella parte occidentale del Paese, in quattro regioni in particolare sono in netta prevalenza». A spiegare è don Mykhaylo Chaban, 45 anni, superiore provinciale dei salesiani in Ucraina. La presenza salesiana in questa parte del Paese è molto rilevante e riveste un ruolo di grande importanza nella vita della comunità. A Leopoli la Casa salesiana comprende una casa famiglia che accoglie 65 bambini e ragazzini orfani o figli di famiglie in grave difficoltà, dai 6 ai 18 anni, e gestisce una scuola professionale con vari indirizzi, dall’alberghiero alla falegnameria.

La casa è diretta da don Andryi Bodnar, 39 anni, originario di Leopoli. «In Ucraina siamo in stato di guerra con la Russia dal 2014 e l’ipotesi di un attacco quindi non ci spaventa davvero perché il conflitto per noi è all’ordine del giorno», commenta don Andryi. «Chiaro che qui nella parte occidentale non avvertiamo la stessa tensione che si vive nelle regioni orientali, ma il pensiero dell’invasione ovviamente ci preoccupa. E’ inevitabile che noi ucraini ci muoviamo decisi in direzione dell’Europa e dei suoi valori. Noi ci sentiamo europei». E osserva: «In Ucraina convivono tante nazionalità diverse. Qui esistono 604 scuole russe, in Russia nemmeno una ucraina. Il Patriarcato di Mosca conta circa 12mila parrocchie russe in Ucraina e nessuno le tocca».

Il problema fondamentale, secondo il sacerdote salesiano, non è l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, bensì il processo democratico che Kiev sta progressivamente compiendo. «A spaventare Mosca è la democrazia che sta alle fondamenta del nostro Paese. Credo che anche Mosca debba iniziare il suo percorso verso l’affermazione dei valori e princìpi democratici. Altrimenti saremo sempre in conflitto. Questo è l’augurio per le nuove generazioni».

 

(Nella foto sopra: alcune studentesse escono dal liceo salesiano di Leopoli).

 
 
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