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lunedì 14 ottobre 2024
 
 

Salvate il soldato Silvio

11/07/2013  Il Pdl è in fibrillazione, il Pd è diviso. L'attività di Governo e quella parlamentare sono paralizzate perché il "caso Berlusconi" è l'unica priorità. Si andrà avanti così fino alla sentenza della Cassazione, prevista il 30 luglio. Ma la crisi economica e i mercati non aspettano. Quanto potranno aspettare ancora gli italiani?

Ma davvero la democrazia sarebbe a rischio, se Berlusconi venisse condannato definitivamente dalla Cassazione per evasione fiscale e interdetto dai pubblici uffici? Tra i dirigenti del Pdl l’apprensione è grande e non vi è riforma politica, crisi economica, interesse del Paese in questo momento che tenga rispetto a questa priorità. Il capogruppo al Senato Schifani parla espressamente, in caso di condanna, di caduta del Governo.

Il pensiero è uno solo: Silvio Berlusconi, il fondatore, il leader, la guida, da cui tutto inizia e senza il quale tutto finisce. Non c’è altro orizzonte per i parlamentari del Popolo della libertà. Nelle cronache della direzione nazionale del Partito molti giornali fanno (indebitamente) riferimento a una sorta di 25 luglio, complice la suggestiva prossimità della data e la possibilità (molto remota) di arresto del presidente. Come formiche impazzite, i leader continuano a cercare soluzioni che vanno dalla caduta anticipata del governo a una grazia di Napolitano, da una legge di immunità al ricorso alle piazze. Con la tacita speranza che i giudici della Corte possano rigettare la sentenza d’appello che condanna Berlusconi a 4 anni per evasione fiscale e all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Condanna che lo porterebbe fuori dal Parlamento.

Ma per un fenomeno speculare che ha accompagnato gli ultimi 20 anni di Seconda Repubblica la crisi del Pdl rimbalza dentro il Pd, o quel che ne resta, come una bomba. La tensione sale, all’indomani della spaccatura del partito sullo stop ai lavori parlamentari richiesto dal Pdl. Settanta senatori democratici firmano un documento per rivendicare la scelta di ieri, accusando il partito di non difenderla: "Basta autogol - denunciano - serve uno scatto d'orgoglio". Mentre i grillini, disorientati, continuano la loro protesta, senza però opporre molte soluzioni alternative all’impasse.
E’ molto probabile che si vada avanti così almeno fino al 30 luglio. Anche se la crisi economica, i mercati e la povertà non aspettano. Quanto sapranno aspettare ancora gli italiani?

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