Alcuni gadged per il "Si" al voto referendario sull'aborto.
Si è svolto domenica scorsa, 26 settembre, il referendum per la depenalizzazione dell’aborto a San Marino con un risultato che obbliga a profonde riflessioni: il "sì", infatti, ha vinto con una schiacciante maggioranza (77,28% dei voti, contro il 22,72% dei "no") e permetterà, di fatto, l'introduzione dell'aborto, finora vietato, nel piccolo Stato. Gli elettori votanti sono stati 14.558, di cui 13.850 "interni", cioè abitanti nel piccolo Stato, e 708 "esteri". L’affluenza interna si è attestata a circa il 60%, ma si riduce al 41% degli aventi diritto, se si considerano anche i cittadini sammarinesi residenti all'estero, una percentuale in linea con le tornate referendarie precedenti. La campagna della Chiesa sammarinese e del laicato cattolico di questi mesi, quindi, non ha avuto esito.
Il quesito referendario suonava così: “Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?”. Ora entro sei mesi lo Stato di San Marino dovrà legiferare in materia assumendo di fatto, ma in senso ancor più radicale, la legge 194 italiana, che ormai ha nel frattempo compiuto 43 anni: sarà prevista, infatti, non solo la possibilità di abortire entro la dodicesima settimana, ma anche di farlo senza limiti temporali in caso di pericolo di vita per la donna o «se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna». In Italia questa estensione è permessa, ma almeno «il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto» (art. 7 Legge 194/78).
Famiglia Cristiana aveva intervistato nele settimane scorse don Gabriele Mangiarotti, sacerdote della Diocesi di San Marina-Montefeltro, che aveva contribuito alla campagna referendaria contro l'introduzione dell'interruzione di gravidanza. In un editoriale scritto subito dopo il voto il sacerdote sostiene che si tratta di una «sconfitta che ci interroga... Queste parole di Papa Francesco ci hanno suggerito le ragioni dell’impegno: "L’aborto è più di un problema, l’aborto è un omicidio. L’aborto… senza mezze parole: chi fa un aborto, uccide"....La terza settimana dal concepimento, alla terza settimana, tante volte prima che la mamma se ne accorga, tutti gli organi stanno già lì, tutti, anche il DNA. Non è una persona? È una vita umana, punto. E questa vita umana va rispettata». Rimane almeno un aspetto positivo, che permetterà di aprire una nuova fase: «L’impegno che molti, generosamente, hanno profuso per la difesa della vita umana, dalle Associazioni laicali al Comitato "Uno di noi", ha realizzato, per tutti, è stata una autentica esperienza di amicizia, insieme alla consapevolezza di un protagonismo che ci ha fatto maturare... Qui, a San Marino, per la difesa della vita abbiamo assistito a un impegno corale proprio per mostrare la bellezza della vita in tutti i suoi aspetti. E quello che è stato straordinario è il sorgere di una responsabilità creativa e una capacità notevole di dare le ragioni di quanto affermato, confrontandosi con competenza con le obiezioni».
Anche il Movimento per la Vita, nella persona della sua Presidente, Marina Casini, in un comunicato abbraccia e onora chi a testa alta ha fatto il possibile per far vincere la vita. «E lottare per la vita è comunque una vittoria», ha aggiunto. Si apre ora una nuova fase: «La partita non è chiusa. Il referendum va considerato il punto di partenza. L’esperienza che avete vissuto non è stata vana perché avete infuso nella società un vigore nuovo, avete fermentato un tessuto sociale che ora è più ricco, siete stati occasione di riflessione per molti. La storia darà ragione a chi si è messo dalla parte dei più piccoli, poveri e inermi tra gli esseri umani». Ora la storia in difesa della vita continua, secondo Casini, perchè «l’amore “per la vita” non si lascia circoscrivere all’impegno per un risultato referendario che pure va ricercato o a una battaglia legislativa che pure va fatta», ma si svolgerà nel campo delle persone concrete, delle donne che si continueranno a incontrare. Nell'aiuto, fuor di metafora, che da sempre i CAV, il Movimento per la Vita e tante persone di buona volontà prestano loro per aiutarle in un momento difficile della loro vita.