Tempi di riflessione e di scelte per i ragazzi dell’ultimo anno delle medie, che ricevono in questi giorni i consigli orientativi dei loro insegnanti con l’indicazione della scuola superiore da affrontare l’anno prossimo. Di ansia per i genitori che freneticamente accompagnano i figli a visitare una scuola superiore dopo l’altra, interpellando psicologi e counselor su attitudini, desideri dei pargoli e reali possibilità di lavoro. Sullo sfondo la paura di fare la scelta sbagliata, lo spettro dell’abbandono scolastico. Perché i dati nostrani parlano chiaro: il 17,6% dei giovani italiani tra i 18 e i 24 anni resta solo con la licenza media e non è più in formazione, contro una media Ue del 12,8% (fonte Miur - Ufficio di statistica, giugno 2013). Siamo giù in quart’ultima posizione nella graduatoria dei Ventisette. Con Bruxelles che chiede, per il 2020, di non superare la soglia del 10%. Una domanda che, dopo aver lasciato perplessi, stimola nuove idee e progetti alternativi tra gli addetti ai lavori.
Intanto i giorni passano tra test attitudinali, confronti tra il risultato delle crocette e il parere dei docenti, colloqui con i professori per capire bene alcuni suggerimenti ricevuti. Perché molti padri e molte madri (per la verità sempre di meno col passare degli anni, a detta degli insegnanti) all’indicazione di Istituto tecnico proprio non si rassegnano e vedono il liceo come unica possibilità per un figlio giudicato così tanto capace, magari solo a volte un po’ svogliato e poco stimolato. Per tutti ancora qualche settimana di agitazione e poi, con l’anno nuovo, le iscrizioni definitive. Che se non altro placheranno il patema: il dado è tratto, come va va. E l’anno prossimo si vede.