Sono un medico in pensione ormai da quindici anni e ho sempre più problemi di salute, tra cui incontinenza urinaria, stipsi marcata, perdita del senso di equilibrio. Le figlie (ne abbiamo tre) se ne sono andate, mi hanno lasciato solo e mia moglie non fa che insultarmi, mi chiama perfino “demente“. Io piango, urlo, mi sento un bambino che avrebbe bisogno di essere consolato... Che fare? Lei può aiutarmi? DOMENICO
— Certo caro Domenico, se avessi la bacchetta magica lo farei subito! C’è una cosa, però, che non voglio fare: darti ragione. Chissà quanti lo fanno (specie tua sorella che non ha mai sopportato tua moglie, come mi scrivi nella lettera): tu non vuoi essere insultato per i tuoi limiti obiettivi, dovuti all’incapacità di badare a te stesso, al decadimento della vecchiaia e forse anche a qualche malattia neurologica di cui non parli. Ebbene, proviamo a metterci nei panni di tua moglie, che chiameremo Anna perché tu nella tua lettera non pronunci mai il suo nome. Probabilmente Anna era abituata a un marito dottore, sicuro di sé, molto bravo nel suo lavoro di medico di base, così “adorato” dai suoi pazienti (parole che attribuisci a tua moglie). Ed ora si ritrova un marito dipendente, bisognoso di cure, di accudimento 24 ore su 24.
Hai mai immaginato che cosa voglia dire questo per tua moglie? Le figlie se ne sono andate (evviva, hanno trovato la loro strada) e Anna si sente sola, giudicata e disprezzata. Lasciami indovinare: tu parli di incontinenza urinaria e di difficoltà di deambulazione/equilibrio, ma hai mai accettato il pannolone che faciliterebbe il lavoro di tua moglie? Oppure ti bagni mentre le chiedi di essere accompagnato in bagno? Quando tua moglie ti insulta, sei sicuro che non sia semplicemente esasperata e incapace di accettare un marito diventato totalmente dipendente?
Forse Anna è ancora legata all’immagine di un marito supercompetente, medico sostegno, forte e imbattibile. Perché non le diciamo: “So che è dura per te, so che questa è una grande prova per noi due. Vuoi un aiuto? Cerchiamo un’infermiera? Sai, ti sono molto grato per quello che fai, ma – ti prego – non insultarmi perché questo fa male a me, ma anche a te!”. Sono sicura che se Anna si sentisse apprezzata nei suoi sforzi, potrebbe tirare fuori qualche sorriso, che farà bene a tutti e due. Auguri di cuore!