Gentilissimo direttore don Antonio, sono abbonata e lettrice della “nostra” bellissima rivista Famiglia Cristiana da molti anni. E mi piace assai. Non ho capito però il significato di alcune sigle scritte sul numero 50, a pag. 34, da monsignor Bregantini. Esse sono: Sprar, Cas, Cara. Per le persone addette ai lavori queste sigle rappresentano situazioni concrete, ma per me, bisnonna ottantacinquenne, sono ostrogote.
SERAFINA RAVIOLA
Cara bisnonna Serafina, hai perfettamente ragione: certe parole tecniche vanno sempre spiegate. È anche una regola di buon giornalismo, oltre che un segno di rispetto verso tutti i lettori. In realtà cerchiamo sempre di essere attenti a queste cose, ma qualche volta, magari per la fretta, ce ne dimentichiamo.
Ecco allora il significato delle parole citate. La sigla Sprar significa “Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati”. È un luogo dove i migranti arrivano non appena escono da Cas e Cara e ha lo scopo di renderli autonomi e di avviarli al mondo del lavoro attraverso corsi di italiano e attività formative. Con il recente Decreto sicurezza è stato ristretto l’accesso agli Sprar, che peraltro ora hanno un nuovo nome: “Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati”.
I Cas sono i “Centri di accoglienza straordinaria”, ospitano temporaneamente persone che richiedono protezione internazionale e avrebbero diritto ad accedere al circuito degli Sprar. I Cara sono i “Centri accoglienza richiedenti asilo” e accolgono i migranti appena giunti in Italia in maniera irregolare ma che intendono chiedere la protezione internazionale.