Suor Eugenia Bonetti, presidente di Slaves no more (Mai più schiave), associazione contro le violenze sulle donne e il traffico degli esseri umani, ha ricevuto il riconoscimento di “Grande Ufficiale” da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Alla suora, missionaria della Consolata e responsabile dell’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’Usmi, nell’occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo è stato consegnata l’onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana «per il ventennale lavoro svolto a favore di migliaia di donne vittime di violenze e abusi, sfruttamento e contro la tratta».
Nei giorni precedenti la cerimonia suor Eugenia aveva diffuso una “lettera aperta”. Eccola.
Miei carissimi familiari, amici e collaboratori,
e soprattutto voi donne tutte, che in questi anni di servizio a tante vittime di tratta, sfruttamento, violenze e abusi ci avete seguito, sostenuto e aiutato, vengo a voi per condividere, in occasione della Festa della Donna, una notizia che ci ha molto sorpreso, ma anche riempito il cuore di gratitudine, incoraggiamento e speranza.
Come potrete vedere dall'allegato, in data 19 febbraio 2014, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha comunicato di voler riconoscere il lavoro di tante religiose che, da diversi anni, attraverso una fitta rete di attività e interventi, svolgono un servizio prezioso a favore di moltissime donne immigrate, vittime della tratta di esseri umani.
Nel corso della cerimonia, che si svolgerà al Quirinale, nella mattinata dell’8 marzo, mi verrà conferita dal Capo dello Stato una Onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Questa onorificenza non vuole essere un riconoscimento personale, bensì è rivolta a tutta la "squadra di religiose" che in questi ultimi vent’anni hanno offerto il loro servizio di compassione, accoglienza e recupero in diversi campi: sulle strade, nei centri ascolto, nelle case di accoglienza e nel Cie di Ponte Galeria. Molte di loro lavorano in rete con altre religiose nei Paesi di origine e transito, contribuendo a prevenire il fenomeno e ad accogliere e reintegrare tante giovani vittime nel faticoso cammino di recupero e di riappropriazione della propria dignità e identità.
Purtroppo, dobbiamo constatare con sofferenza che nonostante i lunghi anni di impegno e lavoro, tra laici e religiose, associazioni di volontariato ed enti governativi, il fenomeno non tende a diminuire, ma cambiano invece le modalità di reclutamento e di sfruttamento, ed è sempre più difficile riuscire a spezzare gli anelli di questa terribile catena di schiavitù.
Noi, tuttavia non ci lasciamo scoraggiare. Anzi, tra i nostri vari impegni continueremo anche le nostre visite settimanali al Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria (Roma) per stare vicine a tante donne rinchiuse per lunghi mesi perché prive di documenti. Ormai undici anni, un bel gruppo di religiose di diverse nazionalità e congregazioni visitano ogni sabato il Cie di Roma per offrire alle donne rinchiuse un momento di ascolto, condivisione, conforto, preghiera e talvolta anche di festa. Anche loro saranno idealmente presenti davanti al Capo dello Stato.
Invece sarà realmente presente una delle tante donne che hanno vissuto la sofferenza dello sfruttamento e della schiavitù e successivamente quello della liberazione e della reintegrazione nella vita sociale italiana. Sarò infatti accompagna da una giovane donna in rappresentanza delle oltre sei mila sottratte dalle religiose alla strada e reinserite nella nostra società.
La sua triste storia è simile a quella di molte altre: portata in Italia a quattordici anni da un sedicente zio, è stata venduta a una Madam che l’ha messa su una strada, costretta a vendere il suo giovane corpo insieme alla sua giovinezza e ai suoi sogni. È stata recuperata dalle forze dell’ordine che, vista la giovane età, l’hanno affidata a una casa di accoglienza per minori dove è vissuta quattro anni senza alcun contatto con la famiglia. Dopo sei anni, grazie alla nostra rete di collaborazioni con i Paesi di origine, la ragazze è riuscita a ritrovare la famiglia e a parlare finalmente con la mamma.
Il suo è uno dei molti casi che ci confermano l’importanza fondamentale del lavoro in rete per poter raggiungere traguardi a volte impensabili o impossibili.
Possa dunque questo 8 marzo ricordare ancora una volta che tutti quanti abbiamo una responsabilità e insieme dobbiamo continuare a lavorare affinché non ci sia mai più violenze contro le donne e soprattutto non ci siano “mai più schiave”!
Suor Eugenia Bonetti, mc
Chi è suor Eugenia
Nata a Bubbiano, nel milanese, nel 1939, suor Eugenia Bonetti entra tra le missionarie della Consolata nel 1959. Inviata in Kenya, vi resta per 24 anni, nelle diocesi di Nairobi, Meru, Nyeri e Murang’a. Lavora soprattutto nei settori dell’educazione e formazione di catechisti e insegnanti, oltre che nella pastorale parrocchiale e vocazionale, con un occhio di riguardo per giovani e donne.
Tornata in Italia nel 1991, lavora in un Centro di ascolto e accoglienza Caritas, a Torino, con donne immigrate, molte delle quali vittime di traffico di esseri umani. Nel 1997 frequenta a Londra un corso di specializzazione post laurea presso il Missionary Institute of London, su “Missione Giustizia e Pace”, realizzando una ricerca sul complesso fenomeno di migliaia di giovani donne importate in Europa per sfruttamento sessuale. In particolare, mette a fuoco la situazione di circa tremila nigeriane, che stavano a Torino ed erano costrette a prostituirsi in diverse città del nord d’Italia.
Da gennaio 2000, lavora a Roma negli uffici centrali dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI), come responsabile del settore “Tratta donne e minori”. Coordina il servizio di circa 250 religiose, appartenenti a 80 diverse congregazioni, che operano in un centinaio di piccole case di accoglienza, sparse in tutta Italia. Qui sono state accolte oltre 6.000 vittime, inserite in progetti di recupero umano e sociale. Inoltre, lavora in rete con varie ong e organizzazioni governative e religiose per sollecitare legislazioni adeguate contro i trafficanti e di protezione e reintegrazione delle giovani vittime, nonché per aiutare coloro che vogliono ritornare a casa in modo dignitoso.
Dal marzo del 2003, insieme a gruppo di suore di diversi Paesi e congregazioni, visita settimanalmente le donne immigrate presenti presso il centro di identificazione es espulsione (Cie) di Ponte Galeria (Roma). In 10 anni di servizio nel CIE di Ponte Galeria si sono succedute in questo ministero 60 religiose di 27 diversi Paesi e 28 congregazioni.
Nel dicembre 2012, fonda insieme ad altre persone impegnate nel settore del contrasto alla tratta, l'Associazione Slaves no More, di cui è presidente.
L'opera di Slaves no More
Slaves no More si impegna a combattere il traffico di esseri umani per lo sfruttamento lavorativo e sessuale e contro ogni forma di violenza, abuso e discriminazione di cui sono vittime le donne.
L'associazione opera nel campo dell’informazione e della prevenzione, della liberazione e della promozione della donna, specialmente emarginata e vittima di situazioni che la privano della sua dignità e legalità. Sostiene inoltre progetti di reintegrazione socio-lavorativa, sia in Italia che nei Paesi di provenienza delle donne immigrate.
Slaves no More lavora in rete con altri gruppi, enti e associazioni a livello internazionale, sia in Italia che nei Paesi di origine, transito e destinazione delle donne trafficate. Per restituire un futuro a giovani donne, a cui è stata tolta libertà, dignità e qualsiasi prospettiva di vita dignitosa.
Slaves no more onlus,
Casa di accoglienza Maria Maddalena Via Falzarego, 20 – 00048 Nettuno (Roma)
Tel./Fax: +39 06.9807871 slavesnomore@libero.it / www.slavesnomore.it
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