La Sala Rossa in cui si riunisce il Consiglio comunale di Torino. Foto di CittAgorà, periodico del Consiglio comunale di Torino.
Torino approva lo ius scholae simbolico per i minori figli di genitori stranieri. L’atto non ha conseguenze pratiche ma, specialmente in un momento come questo, si carica di un forte significato politico. Con la seduta del 23 ottobre, il Consiglio Comunale del capoluogo piemontese ha approvato una delibera che garantisce la cittadinanza civica ai bambini e ragazzi, nati all’estero, che abbiano completato in Italia almeno un ciclo scolastico (quello primario o quello secondario). 31 i voti a favore, 5 i contrari, un solo astenuto. «Un passaggio storico»: così lo definisce il consigliere Vincenzo Camarda (Pd), la cui attività politica affonda le radici nell’associazionismo cattolico.
«È stata necessaria una modifica allo Statuto comunale, un fatto raro, che sottolinea l’importanza del provvedimento». Sempre secondo Camarda, «l’atto non è da intendersi, strumentalmente, come una provocazione formale all’attuale Esecutivo, poiché si inserisce in un orizzonte ben più ampio. Infatti, già nell’aprile 2022, quindi ai tempi del governo Draghi, avevo presentato una mozione al riguardo. Il tema non si può eludere e ora, sull’esempio di Torino, speriamo che altre città facciano scelte analoghe. Ovviamente i Comuni non possono risolvere il problema, ma sono chiamati a mandare un segnale forte, “dal basso”». Oltre che da Camarda, la delibera è stata presentata dai consiglieri Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici) e Lorenza Patriarca (Pd). Soddisfazione per il provvedimento è stata espressa dal sindaco della città subalpina, Stefano Lo Russo. Positivo anche il commento di Monica Canalis (consigliera regionale e comunale Pd), molto legata al mondo cattolico. «Torino è la quarta città italiana, quindi ciò che accade qui ha certamente una rilevanza nazionale. E va sottolineato che questo atto fa parte di un cammino intrapreso da tempo». In effetti, già alla fine del 2012, ai tempi della giunta guidata da Piero Fassino, il Comune aveva approvato un documento che riconosceva la cittadinanza civica ai bambini nati sul territorio comunale da genitori stranieri. «Questa nuova delibera rappresenta un ulteriore passo nella stessa direzione». «Inoltre» sottolinea Canalis «Torino è da tempo un laboratorio di integrazione, nel quale, grazie anche all’impegno del terzo settore, esistono tanti esempi di ragazzi con origini straniere che si sono inseriti bene nel tessuto sociale. È importante che l’istituzione riconosca e valorizzi queste buone pratiche».
Una veduta esterna notturna di Palazzo civico, sede del Municipio di Torino. Questa e quella in alto (oltre che in copertina) sono foto dell'agenzia di stampa Ansa.
Critiche si sono levate, invece (ed era prevedibile) dai banchi delle opposizioni (soprattutto Lega e FdI), che hanno puntato il dito contro un provvedimento definito «demagogico» e contro la “cittadinanza facile”. «Ricordiamoci» ribatte Camarda, «che la cittadinanza implica diritti, ma anche responsabilità, quindi atti come questo vanno proprio nella direzione di educare al senso civico e prevenire la clandestinità».
Al primo gennaio 2022 (ultimo dato disponibile) a Torino risultavano esserci 124.585 cittadini stranieri residenti, il 14,7% della popolazione. Il 23,3% di loro aveva meno di vent’anni. Numeri impossibili da ignorare, «Parliamo di ragazzi e ragazze» sottolinea ancora Camarda, «che vivono nello stesso contesto scolastico dei giovani italiani, parlano italiano, studiano la storia d’Italia, sono figli di cittadini e cittadine straniere regolarmente soggiornanti, che lavorano e pagano le tasse in Italia. Questi ragazzi a volte vengono discriminati nello sport e nelle gite scolastiche, momenti che invece potrebbero essere preziose opportunità di crescita culturale».
Torino non è la sola città ad aver aperto allo ius scholae simbolico. Un precedente si riscontra a Bologna e in diversi altri Comuni, come Firenze, c’è chi sta sollevando il dibattito. Se siano le prime voci di un coro o voci nel deserto, si vedrà.