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domenica 09 novembre 2025
 
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Torna, in musical, l'Ape Maia, che a insegnato a generazioni di bambini il concetto di ecosistema

10/10/2025  Arriva nei teatri a dicembre il musical dedicato all'Ape Maia, protagonista della fortunata serie animata, creata in Giappone 50 anni fa, che ha avuto il merito di una intelligente educazione all'ambiente per i piccoli. Dopo di lei gli insetti sono stati protagonisti di altre produzioni anche molto originali. Scopriamole

Viva viva viva l’Ape Maia..., le celebrazioni per il 50° compleanno dell’anime storico non finiscono più: l’11 dicembre debutta in Italia a partire dal Teatro San Babila di Milano, L’Ape Maia - il Musical prodotto da DeAPlanet Entertainment, All Crazy Art & Show e S.M. Sales & consulting, inserendosi in una operazione nostalgia in corso per tanta altra animazione storica giapponese.

La storia del personaggio ha un’origine europea, come spesso nell'animazione giapponese, nel romanzo tedesco di Waldemar Bonsels del 1912  Die Biene Maja und ihre Abenteuer (L’Ape maia e le sue avventure), pensato per l’infanzia, ma intepretabile in chiave nazionalistica, e per questo letto anche dagli adulti durante la Prima guerra mondiale.

 La fortuna internazionale dell'Ape Maia è arrivata grazie all’adattamento giapponese, a differenza di tanti altri anime con una storia simile, non passato per la mediazione fumettistica del manga, ma dirattamente animato da Nippon Animation, in coproduzione con l’editore tedesco Bastei Verlag, che ne ha completamente mutato il target, facendone una versione animata pensata per piccoli, di un’età a cavallo tra scuola d’infanzia e scuola primaria.

La protagonista, Maia, è un’ape bambina, tenera e spericolata, dall’aspetto antropomorfo con braccia e gambe per poter camminare eretta e una chioma di riccioli biondi come il miele che le dà un aspetto femminile e sbarazzino, resa simpatica da un’irresistibile sorriso e animata una curiosità indomabile che la porta a esplorare il mondo, ingenuamente, cacciandosi di solito in un mare di guai. A farle da contraltare l’inseparabile amico, Willy, fuco un po’ piagnone e, al contrario di lei avventuriera al limite dell’incoscienza, piuttosto timoroso e prudente, spesso chiamato a toglierla dai guai, con l’aiuto degli adulti della situazione: la maestra Cassandra e la cavalletta Flip, saggia e pigra voce narrante che tira le somme per i giovani spettatori e talvolta sembra evocare una citazione del Grillo parlante di collodiana memoria, ma simpatico e meno saccente.

Solare e tenera, ingenua a tratti, la serie, che in due tranche è arrivata oltre i 100 episodi, ha avuto poi un prosieguo cinematografico e seriale in 3D computer grafica (disponibile attualmente su Raiplay).

DUe grandi meriti culturali

Il grande merito dell'Ape Maia è stato, nella sua leggerezza istruttiva, dare a generazioni di bambini, senza pedanteria e didascalismi, la nozione di ecosistema e di biodiversità, ossia la presa di coscienza del fatto che l’ambiente va rispettato nel suo equilibrio, in cui ciascuno ha un ruolo, che spesso entra in interazione e in competizione con quello di altre specie animali o vegetali. Chi le osserva dal punto di vista di un giovane insetto le percepisce amiche o nemiche, e qui si introduce il concetto di preda/predatore, ma capisce che hanno tra loro un rapporto naturale che non ha senso tradurre in un giudizio morale/umano: il ragno Tecla è spaventoso, fa e deve far paura a Maia e Willy, che devono imparare a guardarsene, per sfuggirle, ma non è cattiva, obbedisce semplicemente la sua natura, segue le leggi del ruolo che l’ecosistema le assegna.

L’altro grande merito è stato regalare con trovate efficaci e spiritose tante nozioni sul mondo degli insetti: per esempio, quando un ramo caduto di traverso su un rigagnolo rischia di provocare una inondazione, la strategia è svegliare dalla siesta e portare di corsa un gruppo di termiti bambine a fare merenda, insegnando così, senza averne, l’aria che le termiti si nutrono di legno e possono all'occorrenza minare strutture lignee di grandi dimensioni, con una rappresentazione così lieve e divertente che la nozione resta per la vita, più impressa di quanto possa lasciarla qualunque immagine sul sussidiario.

MAIA E MAGà, le prime di un genere fortunato e originale

  

Pur essendo stata creata nel 1975 e quindi di qualche mese posteriore rispetto all’Ape Magà, l’Ape Maia è arrivata in Italia pochi mesi prima, nel 1979, ed è dunque per il nostro Paese l’antesignana di una lunga e interessante produzione animata sul mondo degli insetti.

L’Ape Magà prodotta da Tatzunoko, serie anch’essa rivolta all’infanzia è meno, per così dire, tutorial naturalistico e più drammatica lotta per la sopravvivenza, in cui la piccola spigolosa, indifesa protagonista, deve cavarsela nel mondo dopo che il suo alveare è stato attaccato dalle vespe. Un po’ bambina sola alla Remy, un po’ mondo minacciato stile Goldrake&Co.

Di lì in poi in declinazioni diverse gli insetti hanno prodotto nell’animazione diversi esperimenti originali e interessanti, e pure un’acerrima rivalità.

L’uscita pressoché contemporanea di Antz/ Z la formica», primo lungometraggio in computer grafica della DreamWorks Animation, fondata da Steven Spielberg, Jeffrey Katzenberg e David Geffen, e di A bug's LifeMegaminimondo, secondo cortometraggio di Pixar, Nomination agli Oscar 1999 come Migliore colonna sonora (Commedia o musicale), portò infatti Disney Pixar ad accusare la casa rivale di plagio, anche se la polemica, non ha mai portato a un definitivo chiarimento del caso, anche perché i due film al netto del fatto di avere una formica maschio protagonista, i due film sono diversissimi: il primo una spigolosa metafora politica, il secondo una rotonda ed esilarante commedia musicale.

Infine merita una citazione per la sua genialità Minuscule, film e serie francesi degli anni Duemila, che hanno animato animali disegnati, non parlanti, dentro ambienti reali con effetti stupefacenti per divertimento e originalità.

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