Il lockdown, le città deserte, il senso di inquietudine in un mondo avviluppato intorno al concetto di capitalismo. Nel silenzio notturno di una realtà deformata, privata delle piazze, dei cinema e dei teatri, dei cosiddetti luoghi della convivialità e del tempo libero, ridotta solo a spazio per scambi e transazioni commerciali, un attore-rider, in giro per le strade desolate, inizia il suo viaggio-racconto alla scoperta di luoghi insoliti con alcune sorprese. Questi alcuni degli interrogativi nel nuovo e originale format di teatro online, fruibile direttamente seduti sul divano di casa, dal titolo “Coprifuoco// Spedizioni notturne per città deserte” (una produzione di stagione Agorà). Uno spettacolo performativo urbano della compagnia teatrale bolognese Kepler 452, in arrivo stasera alle ore 21.30 su piattaforma Zoom, cui è possibile accedere per la visione pagando una sorta di biglietto al costo di 5 euro per ogni spettacolo previa registrazione sul sito https://stagioneagora.it/coprifuoco, per un totale di quattro appuntamenti: 10, 12, 16 e 19 dicembre. Si parte da Imola, si prosegue a Bologna, a Ferrara e si ritorna a Bologna. Uno spettacolo o instant show nato in quattro e quattr’otto e scritto in poche settimane a causa dell’emergenza sanitaria per tenere vivo il teatro, ma con un focus preciso e ragionato che induce riflessioni di più ampio respiro.
Ideato dai drammaturghi Enrico Baraldi, Nicola Borghesi (che compare in ogni puntata in veste di attore-rider), Riccardo Tabilio con la partecipazione di alcuni artisti guest star, uno per ogni serata: Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Lodo Guenzi, Francesca Pennini, Marco D’Agostin. Al rider il compito di consegnare un dono di Natale a un destinatario scelto dall’ospite.
“Questo spettacolo è nato in un’altra versione che si chiamava Consegna, in cui noi andavamo a casa di un singolo spettatore per volta e lo spettacolo si svolgeva in una chiamata Zoom, con il corriere che arrivava a casa dello spettatore e suonava il campanello. Poi abbiamo deciso, grazie a Elena Di Gioia di Agorà, di coinvolgere non solo chi riceve il pacco a casa ma un pubblico più vasto, che si può collegare da ogni dove. A questo punto abbiamo dovuto riscrivere tutta la trama daccapo”, racconta Nicola Borghesi. “L’esperienza del coprifuoco che stiamo vivendo è simile a un sogno da svegli, angosciante e significativo, c’è qualcosa di terribile e inquietante nelle strade vuote di notte, c’è un segreto, ma sotto sotto anche qualcosa di bello. Mancano le persone, che danno un senso a una città. Un bosco senza persone riusciamo a immaginarlo, una città no. L’ambiente urbano si svela come una distesa di idrocarburi, di gas più o meno nocivi. È una visione magica”. Una drammaturgia, quindi, che parla di un attraversamento notturno in una realtà da sogno. E il capitalismo. “Per fare uno spettacolo devo travestirmi da un individuo che fa girare le merci. Il coprifuoco è fondato sul fatto che possono girare le merci e non le persone. L’economia permea tutto e vince sull’essere umano”. E conclude: “Riflettiamo molto anche sul tema dei regali e su un aforisma di Theodor Adorno dal titolo Non si accettano cambi, che focalizza sul senso profondo del dono, sul fatto che gli uomini ne disapprendono l’arte. I regali sono basati sull’immaginazione della felicità dell’altro, mentre il più delle volte diventano un obbligo, come se fare un regalo fosse un calcolo. Oggi ci dicono che possiamo uscire ma a patto che consumiamo. E questo è terribile. Io vorrei uscire senza consumare. La priorità, invece, è far girare l’economia. Le esperienze che facciamo per noi stessi e per gli altri sono le più belle. Oggi il divieto dello scambio umano è accompagnato da un incoraggiamento allo scambio economico. Ed è proprio questo modello produttivo che ha portato secondo molti scienziati al salto di specie e a varie altre storture dell’ambiente. Noi siamo rinchiusi per un problema nato dal nostro modello economico e l’unica soluzione è salvaguardare solo quella parte del modello economico per crescere senza fermarsi mai. Mi sembra un controsenso lampante”.