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sabato 22 marzo 2025
 
Dopo Tutto
 
Credere

Troppe volte i potenti citano dio invano

01/08/2024  «Trump (ma non è il solo) dice che la mano del Signore l’ha salvato dall’attentato. Sarebbe stato meglio tacere». Dalla rubrica di Credere "Dopo tutto" di Monica Mondo

Perché mai i potenti della terra credano di avere un occhio di riguardo e un filo diretto con Domineddio, è un mistero. Potremmo riderci su e scuotere il capo per gli eccessi della propaganda. O ragionarci attingendo alla storia e allora la cosa si fa più preoccupante. Sono i re a sentirsi investiti per diritto divino, circonfusi di un'aura speciale, ereditata da antenati toccati dal Cielo, si credevano e venivano creduti perfino taumaturghi. E l’oro, le pietre preziose erano le stesse offerte sugli altari dei santi. Pareva retaggio di un passato antico. E invece, Putin si fa benedire dal suo patriarca (proprio suo, cioè alle sue dipendenze). Netanyahu si sente un crociato del volere dell'Altissimo, per non dire dei capi supremi delle teocrazie islamiche, dove il legame religione-potere è la norma. Ma il vizio di rifarsi alle superne sfere pare dilagare anche nelle democrazie occidentali. Re Carlo non è stato forse incoronato dall'arcivescovo di Canterbury e il re di Spagna non si sente forse pronipote dei difensori della cattolicissima Spagna? E gli Stati Uniti, con due vecchi che si sono affrontati, insultati, a colpi di citazioni bibliche, richiamandosi direttamente al buon Dio? Trump, salvato dalla sua mano nell'attentato del folle. E va bene la riconoscenza per una grazia ricevuta, ma un po' di discrezione avrebbe giovato alla sincerità. Biden che aveva promesso di dimettersi se Dio gliel'avesse chiesto (e guarda caso gli è arrivato il Covid). Perché mai il Signore dovrebbe parlare a loro più che ai centralinisti del palazzo, alle colf delle loro abitazioni? Si sentono forse pari ai sovrani di tempi lontani? Certo, sul dollaro che fa ancora girare il mondo c'è la proclamazione di fede nel Dio cristiano, anche se ci credono in pochi, ma si tratta di tradizioni, di un simbolo, ai nostri occhi molto pericoloso. Non si può servire Dio e mammona, a meno che ogni pezzo di carta moneta non sia un monito costante alla carità, al pensiero per i più poveri. Non si tratta di nascondere Nostro Signore in sacrestia e ridurlo a un sentimento fuggevole, a stanchi riti, incapaci di incidere sulla realtà. E sarebbe bello che un politico cristiano parlasse e agisse di conseguenza richiamandosi alla Dottrina della Chiesa. Ma non pronunciare il nome di Dio invano resta un comandamento trascurato, non solo per le bestemmie. O dovremmo pensare che Dio dall'alto strizzi l'occhio a presidenti e re e si scordi troppo spesso di altri attentati, di altri malanni della vecchiaia. Sarebbe un Dio ingiusto. Invece, è triste che si appelli a Dio chi non rispetta le donne, mente, o chi appoggia le campagne abortiste. Chi si accoda ai signori della guerra, per interesse economico o per sostegno velato ai dittatori. Chi si fa la sua religione, e relativizza la fede ai propri comodi. Non chi dice «Signore Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio», è Vangelo.

Questo articolo è una collaborazione con la rivista Credere

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