La gente ucraina viene evacuata con gli autobus dalle zone dei combattimenti (Reuters).
Sottovalutata per un anno intero (proprio nel febbraio scorso scoppiavano a Kiev i disordini di Euromaidan che portarono alla fine del regime filorusso di Viktor Janukovich), la crisi in Ucraina è oggi un incubo per l'Europa intera. In particolare, molti si chiedono se il conflitto non possa allargarsi, fino a coinvolgere Paesi dell'Unione Europea e della Nato come, per esempio, i Paesi baltici.
E' quanto sostiene, per esempio, Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato fino al 1 ottobre scorso (l'ha sostituito il norvegese Jens Stoltenberg), convinto che la Russia di Vladimir Putin potrebbe lanciare un attacco contro uno dei Paesi baltici, anche per testare la volontà di reazione da parte della Nato e della Ue nel caso in cui uno dei loro membri fosse minacciato.
L'articolo 5 dell'Alleanza atlantica stabilisce che un "attacco armato" contro uno o più alleati della Nato si considera come un attacco contro ogni componente della Nato e quindi ognuno di essi può, secondo il diritto all'autodifesa sancito dall'articolo 51 della carta dell'Onu, decidere le azioni che ritiene necessarie a "ristabilire e mantenere la sicurezza", compreso "l'uso delle forze armate". In poche parole, se un Paese della Nato viene attaccato, gli altri Paesi hanno il diritto-dovere di rispondere all'attacco come se essi stessi fossero minacciati.
I patti che reggono l'Unione Europea sono molto più vaghi rispetto a questo genere di scenari, ma di certo Bruxelles non potrebbe rimanere inerte.
E' difficile credere che Putin, già impegnato nel conflitto ucraino e nella gestione della Crimea, investito dalla crisi economica e comunque stressato dalle sanzioni economiche decretate da Usa ed Europa, voglia lanciarsi in un'avventura militare che sarebbe poi difficilissima da gestire. Ma le guerre si sa sempre come cominciano e mai come finiscono.
Sul fronte dei Paesi baltici, comunque, si è segnalata la Lettonia, che ha ammesso di aver fornito armi all'Ucraina. Considerato che la Lettonia è, dal punto di vista finanziario e bancario, una specie di "colonia" della Russia (i depositi bancari in arrivo da Mosca e dintorni equivalgono al 40% del Pil del Paese), il Cremlino ha molti modi per "punirla" senza far partire i carri armati.