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domenica 16 febbraio 2025
 
 

Ucraina, un'altra sconfitta dell'Europa

07/02/2015  La missione diplomatica della Merkel e di Hollande arriva con un anno di ritardo e dopo 6 mila morti. Intanto, Usa e Russia...

Angela Merkel e Francois Hollande con Vladimir Putin al Cremlino (Reuters).
Angela Merkel e Francois Hollande con Vladimir Putin al Cremlino (Reuters).

Qualunque iniziativa di pace è lodevole. Quindi, anche la missione di Angela Merkel e Francois Hollande, che si sono recati prima a Kiev e poi a Mosca per cercare di costruire una tregua tra Ucraina e Russia, va accolta con favore e rispetto. Non possiamo nasconderci, però, che la stessa iniziativa segna un'altra (l'ennesima?) sconfitta politica per l'Unione Europea. Per molte ragioni, che priviamo a elencare.

1. Non è stata l'Europa a muoversi, ma due delle sue nazioni, Germania e Francia. Mentre la Merkel e Hollande erano "in prima linea" sul fronte della diplomazia, la responsabile comunitaria della politica estera, l'italiana Mogherini, incontrava il vice-presidente Usa Biden e il presidente della commissione europea Juncker. Appuntamento importante ma secondario.

2. La trattativa a tre (Europa-Russia-Ucraina) è la soluzione giusta, purtroppo arriva con un anno di ritardo. Giusto nel febbraio 2014 le proteste di Euromaidan, a Kiev, facevano capire che gli ucraini non ne potevano più del regime filorusso e inefficiente di Janukovich. Ma la complessità dei rapporti (storici, culturali, economici, politici, etnici) tra Ucraina a Russia avrebbe dovuto consigliare prudenza. Europa e Usa, al contrario, ritennero che quel cordone ombelicale avrebbe potuto essere reciso con un taglio netto, così un anno dopo abbiamo una vera guerra nel cuore del continente. Un'improvvisazione politica spaventosa, da dilettanti.

3. Il ritardo dell'iniziativa europea è drammatico, almeno per due fattori. Il primo è il costo in vite umane: nel Donbass si contano ormai quasi 6 mila morti, quasi 20 mila feriti e un milione di profughi. In più, adesso, le speranze di una composizione diplomatica del conflitto dipendono non dagli europei ma da Russia e Usa. Chi contava su un cedimento da parte di Putin è stato drammaticamente smentito. Il Cremlino non accetta e non accetterà mai di lasciare in mani ostili i territori dove transitano i gasdotti che collegano la Russia all'Europa, cioè al suo miglior cliente, cioè a un flusso di denaro vitale per l'economia russa. Dall'altra parte gli Usa giocano allo sfascio, sicuri che in ogni caso le conseguenze di questa crisi non ricadranno su di loro. La proposta di fornire armamenti a Kiev, che ricorda in modo sinistro quanto già fatto in Siria, avrebbe come unica conseguenza di rinfocolare il conflitto e prolungarlo.

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