Perché andiamo a Messa la domenica? Domanda semplice, ma tutt'altro che scontata. Non sono mai scontati gli interrogativi che chiamano in causa le ragioni della fede. Attorno a questa domanda essenziale ruota la riflessione che papa Francesco ha proposto oggi ai fedeli, durante l'udienza generale del mercoledì, riprendendo il cammino di catechesi incentrato proprio sulla celebrazione eucaristica. «Noi cristiani» ha detto il Santo Padre «andiamo a Messa la domenica per incontrare il Signore risorto, o meglio per lasciarci incontrare da Lui, ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa, e così diventare Chiesa». Il giorno che gli ebrei chiamavano “il primo dopo il sabato” diventa centrale per la comunità dei discepoli perché è proprio in questo giorno che avvengono gli episodi fondanti della Chiesa: la Pasqua e la Pentecoste. «Per queste ragioni» ha spiegato il Pontefice «la domenica è un giorno santo per noi, santificato dalla celebrazione eucaristica, presenza viva del Signore tra noi e per noi. E’ la Messa, dunque, che fa la domenica cristiana! La domenica cristiana gira intorno alla Messa. Che domenica è, per un cristiano, quella in cui manca l’incontro con il Signore?».
Finora (ma la forte crisi vocazionale sta cambiando le cose anche nel nostro Paese), per noi italiani la possibilità di partecipare all'eucarestia domenicale era un fatto naturale. Talmente ovvio da rischiare di dimenticarne il valore. «Ci sono comunità cristiane» ha fatto notare Francesco «che, purtroppo, non possono godere della Messa ogni domenica; anch’esse tuttavia, in questo santo giorno, sono chiamate a raccogliersi in preghiera nel nome del Signore, ascoltando la Parola di Dio e tenendo vivo il desiderio dell’Eucaristia».
In altri luoghi del mondo, invece, assistiamo a un fenomeno più strisciante. La domenica, benché formalmente mantenuta come giorno festivo, è stata completamente svuotata di senso. «Alcune società secolarizzate» ha rimarcato il Papa «hanno smarrito il senso cristiano della domenica illuminata dall’Eucaristia. E’ peccato, questo! In questi contesti è necessario ravvivare questa consapevolezza, per recuperare il significato della festa, il significato della gioia, della comunità parrocchiale, della solidarietà, del riposo che ristora l’anima e il corpo».
Nella domenica festiva, il significato religioso porta con sé anche un valore culturale, antropologico ed etico. «L’astensione domenicale dal lavoro non esisteva nei primi secoli: è un apporto specifico del cristianesimo. Per tradizione biblica gli ebrei riposano il sabato, mentre nella società romana non era previsto un giorno settimanale di astensione dai lavori servili. Fu il senso cristiano del vivere da figli e non da schiavi, animato dall’Eucaristia, a fare della domenica – quasi universalmente – il giorno del riposo. Senza Cristo siamo condannati ad essere dominati dalla stanchezza del quotidiano, con le sue preoccupazioni, e dalla paura del domani. L’incontro domenicale con il Signore ci dà la forza di vivere l’oggi con fiducia e coraggio e di andare avanti con speranza».
Infine (e questo è un tratto tipico del suo modo di proporre la catechesi) papa Francesco ha voluto dare spazio a un'obiezione molto comune. Anche tra coloro che si professano cristiani, tante persone ritengono che la Messa domenicale sia inutile. L'importante – si sente spesso ripetere – è vivere bene e amare il prossimo. «E’ vero che la qualità della vita cristiana si misura dalla capacità di amare» risponde il Papa «ma come possiamo praticare il Vangelo senza attingere l’energia necessaria per farlo, una domenica dopo l’altra, alla fonte inesauribile dell’Eucaristia? Non andiamo a Messa per dare qualcosa a Dio, ma per ricevere da Lui ciò di cui abbiamo davvero bisogno». In conclusione, «noi cristiani abbiamo bisogno di partecipare alla Messa domenicale perché solo con la grazia di Gesù, con la sua presenza viva in noi e tra di noi, possiamo mettere in pratica il suo comandamento, e così essere suoi testimoni credibili».