Nella compagnia di mio figlio – sono quattordicenni iscritti al primo anno di liceo – sono soliti uscire al sabato sera. Solitamente mangiano fuori, poi vanno al cinema o in qualche pub. Mediamente un sabato sera non costa mai meno di venti euro. A questo sono da aggiungere le molte piccole spese della settimana: un gelato, una bibita, un videogioco. Non voglio che la crescita dei miei figli sia orientata solo alla rinuncia, ma sinceramente mi sembra che le parole risparmio e sobrietà siano completamente abolite dalla vita dei giovanissimi. Dopo che ha iniziato a frequentare il liceo, ho calcolato che mediamente lui spende in pizze e in cibo “condiviso” con gli amici fuori di casa quasi cento euro al mese. Ai quali vanno aggiunti i piccoli acquisti, i vestiti, le ricariche del cellulare. Secondo lei è giusto mettere un limite alle spese di un quattordicenne? E quale dovrebbe essere questo limite? Temo che dargli “una stretta” in questo senso lo porti poi a fare la figura del tirchio o a perdere occasioni di incontro e socializzazione con i compagni.
CLOTILDE
— In effetti, cara Clotilde, noi stiamo crescendo una generazione i cui desideri, aspirazioni e consumi sono nelle mani degli strateghi del marketing delle multinazionali. Anche la voglia di aggregazione e stare insieme, che da sempre connota l’età adolescenziale, oggi è diventata un bene di mercato e non appena un figlio entra in questa fase della vita, la sollecitazione che riceve è quella di aggregarsi in luoghi dove ciò che conta non è il valore dell’amicizia e dello stare insieme, bensì l’entità del profitto e del denaro che viene speso. Ciò che ti rattrista è raccontato molto bene in un saggio scritto da un giornalista che è anche padre, Antonio Polito, che nel suo Riprendiamoci i nostri figli. La solitudine dei padri e la generazione senza eredità (Marsilio ed.) condivide la tua medesima preoccupazione educativa, affermando: «Noi li invitiamo a non buttare i soldi dalla finestra e i loro amici comprano tutto ciò che vogliono». Forse dovremmo reimparare ad aprire le nostre case, a stimolare che l’aggregazione dei più giovani avvenga in luoghi dove devono mettere in gioco la loro creatività, espressività, voglia di fare e di essere protagonisti, piuttosto che luoghi in cui c’è sempre un biglietto da comprare per garantirsi l’ingresso o un conto da pagare alla fine del pasto. Spendere 100 euro al mese in cibo “conviviale” durante le uscite con gli amici è davvero tanto, quando si hanno solo 14 anni. Perché non proponi a tuo figlio e ai suoi amici, magari sentendo anche gli altri genitori, che al sabato sera si organizzino per cucinare un pasto a casa di una delle vostre famiglie, senza recarsi al pub o in pizzeria?