Ricomincia la scuola!
È l’avvenimento più festoso di questo vero capodanno, settembre. Perché i bambini, i ragazzi sono belli, bellissimi. Emozionati, curiosi, preoccupati, ma felici di ritrovarsi coi compagni, tutti tesi a ricominciare. E vivere è cominciare, sempre, ricordava Cesare Pavese.
Al solito, la scuola comincia con le cattedre scoperte, con gli istituti sgarruppati, mancano le palestre, la carta igienica, e per i più piccoli manca l’orario definitivo, costringendo i genitori a salti mortali sul lavoro. Però, solo la scuola è garanzia di futuro. Solo la cultura permette sviluppo, cambiamenti sociali e soprattutto profondità umana. Ne vediamo poca, in adulti e giovani, appiattiti su un tirare avanti, vivacchiando, sopravvivendo, tra uno sprazzo e l’altro di vitalismo. Poche domande, figurarsi le risposte.
Per cui, bella la scuola, ma dipende a cosa serve. Non solo a badare ai minori, a parcheggiare i figli, a passare il tempo, a star seduti qualche ora provando a scuotersi per un’improvvisa attenzione. È già qualcosa, ma non basta. La scuola non serve a rendere gli allievi competitivi a qualunque costo. Non a riempirli di nozioni, ma questo lo si lamentava decenni fa, oggi qualche nozione non sarebbe male impararla. Almeno la linea del tempo e un’idea dello spazio terrestre.
Allora continuiamo con ovvietà che diventano nuove, rivoluzionarie e passibili di critiche indignate dalla sociologia e psicologia spicciola che si diffonde mediaticamente. A scuola si impara a riconoscere gli errori. Ad essere corretti, con giudizi e voti e parole. A distinguere il bene dal male, i vizi e le virtù. Esistono eccome, non tutto è relativo allo stato fisico-psico-ambientale che mi ritrovo addosso. Si impara a comprendere che la libertà non è fare quel che vuoi, ma è seguire il bene per te e per gli altri. Che non tutti i desideri sono un diritto. Che non è bene tutto quel che io desidero.
Che ci sono anche insegnanti affascinanti che vale la pena seguire. Che la diversità è una ricchezza, e ha qualcosa da dare e da ricevere, che hai un valore perché esisti e sei come sei, non per successi, soldi, bellezza e followers. Altrimenti non ci si stupisca, poi, quando un ragazzo uccide la sua famiglia per “emanciparsi” o ammazza per strada una sconosciuta perché gli va, era il feeling di quel momento.
Smettiamola allora con la scuola chioccia, la scuola psicologa, la scuola rassegnata. I bambini, i ragazzi sono chiamati a crescere, a diventare adulti. Magari un po’ meglio di quelli che hanno trovato sulla loro strada. Perché scuola innanzitutto è una relazione, un legame, un rapporto tra un giovane e un adulto appassionato alla vita e alle persone che incontra.
Non uno che spiana facilmente ogni strada, ma che con pazienza, amore e autorità ti dà gli strumenti per percorrerla.