Dobbiamo essere grati a Luca Zaia, governatore verde del Veneto, perché con una sola frase ha chiarito oggi il nuovo corso della “Lega formato nazionale” voluta dal leader Matteo Salvini. In sintesi l’idea è: al diavolo. Al diavolo Roma, il Governo, l’Italia.
Arrivando al vertice sull’immigrazione che si tiene stamattina al Viminale, Zaia ha infatti invitato i prefetti a ribellarsi al Governo. Testuale: i prefetti dovrebbero “rispettare le istanze dei territori e non rispondere più neanche al telefono al governo”. Insomma, ammutinamento per via cellulare. Sfugge al Governatore un risvolto che diremmo psichiatrico: sarebbe come se il Governo si ammutinasse a se stesso, visto che i prefetti del Governo sono emanazione diretta. Sono essi stessi il Governo, su scala locale.
Zaia chiarisce così il motivo di questo invito alla dissociazione psichica: “Sull'immigrazione paghiamo l'incapacità di un Governo che non si è accorto che nel 2012 aveva 13mila immigrati, 43mila nel 2013, 170mila nel 2014 e oggi 200mila”. Ricapitolando: questo Governo non sa fare di conto, dunque si ribelli a se stesso (attraverso i prefetti).
Ora, su un punto Zaia ha ragione: sul fronte immigrazione la politica (tutta, compresa quella opposizione che un tempo era Governo) non è esente da ritardi. Ma l’approccio neo-leghista alla complessità del tema– dopo i niet di Salvini al Papa - richiama il teatro dell’assurdo, è puro umorismo involontario. In assenza di soluzioni ai problemi, si rinvia al Bagaglino. Quello leghista è un modo di fare politica tutto verbale, fatto di effetti annuncio da bere al volo come un caffé, di dichiarazioni ad alto valore energetico che alzano d’un botto il livello di adrenalina senza apportare nessuna caloria. Poco a che fare con la politica. A Salerno, dove la Lega pare sia di recente atterrata, riassumerebbero questo modo con la frase: facite ammuina.