«Non so cosa sarà la pace, Dio lo sa. Il nostro compito è costruire le case dove le persone possono ritrovarla». A parlare così è Yuriy Lifanse, direttore della Comunità di Sant’Egidio a Leopoli in Ucraina, che nell’articolo “A Leopoli, dove si prova a costruire la pace”, su Credere in edicola da giovedì 30 novembre e in parrocchia da domenica 3 dicembre, racconta la vita quotidiana della popolazione ucraina vessata da quasi due anni di guerra e l’impegno dei volontari della Comunità di Sant’Egidio nell’aiutare i profughi.

Nella città a 70 chilometri dalla Polonia i rifugiati sono circa 250 mila. «Lo Stato fornisce una certa quantità di alloggi, ma una gran parte di queste persone è costretta ad affittare un appartamento a prezzi spesso alti», prosegue il direttore Lifanse. Pur non essendo immune da allarmi e bombardamenti – l’ultimo lancio di missili russi è avvenuto a settembre – per la distanza dal fronte Leopoli è considerata “un’oasi” e attirare il turismo interno degli ucraini che vorrebbero trovare una parvenza di normalità e un po’ di relax. Per questo il costo della vita è alto e a farne spese sono, al solito, i più poveri. «I profughi inoltre si sentono sradicati», aggiunge Lifanse: «Spesso si tratta di persone nate e cresciute nella steppa o davanti al mare, si ritrovano in una città di pietra dove piove continuamente, sapendo di non poter rientrare a casa».

Così i volontari, una ventina circa fra cui anche alcuni profughi, incontrano anziani, donne e ragazzi, raccolgono le loro esigenze e cercano di farli sentire meno soli. Distribuiscono generi di prima necessità, si ritrovano per la preghiera e invitano i più piccoli alla Scuola della pace, per curare le ferite della guerra. «Aiutiamo come possibile, sapendo che in ogni famiglia c’è una sofferenza», dice ancora il direttore.


Trovi l’articolo “A Leopoli, dove si prova a costruire la pace” sul numero 49 di Credere in edicola da giovedì 30 novembre e in parrocchia da domenica 3 dicembre. Il testo è disponibile anche su edicolasanpaolo.it