Quest’anno non si salvano nemmeno gli innamorati di San Valentino, visti i prezzi astronomici delle rose. La causa è sempre la stessa: l’aumento del gas e della corrente elettrica, che provoca a catena rincari un po’ in tutti i settori, dalla frutta e verdura agli alimentari. E naturalmente nella floricoltura, dato che i fiori nei vivai necessitano di una certa temperatura – e quindi del riscaldamento delle serre – per sbocciare.  

A spingere in alto i prezzi in Italia (ma anche nel resto d’Europa) sono sempre i beni energetici, in particolare luce e gas (ma anche il litio, necessario alle auto elettriche). Si spiega così l’impennata dell’inflazione (nel paniere Istat, specchio dei tempi, sono stati messi anche i tamponi e il saturimetro) che in gennaio è arrivata all’1,6% su base mensile e al 4,6 per cento su base annua, il valore più alto da 26 anni. Ha suscitato clamore il caso di un’azienda emiliana di ceramiche che è passata dai 19.952 euro di bolletta per i consumi di ottobre 2020 agli 87.600 euro nel 2021. In un altro caso, a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, i 15.244 euro pagati nell’ottobre 2020 da una piccola impresa sono lievitati a 50.832 euro.

Anche ristoranti e alberghi stanno soffrendo non poco, come se non bastasse la crisi dovuta alla pandemia, per non parlare dei trasporti. Il gestore di un noto ristorante di Milano ci ha mostrato le bollette del gas degli ultimi 5 mesi che gli ha presentato il suo commercialista: si passa dai 2.740 euro di agosto ai 4.308 di novembre, fino ai 7.552 euro di dicembre. L’Arera, l’agenzia indipendente che sovrintende al mercato dell’energia, ha effettuato una stima di quelli che saranno gli effetti dei rincari, calcolando che una famiglia tipo (con un consumo annuo di 2.700 kWh di energia) pagherà circa 334 euro in più sulla spesa elettrica annuale e fino a 610 euro l’anno sulla bolletta del gas.

L’inflazione, come è noto, è detta “tassa occulta dei poveri” perché pesa soprattutto sui meno abbienti. L’Unione nazionale dei consumatori parla di “Caporetto per le tasche delle famiglie” e calcola una stangata record di 1.715 euro in un anno per una coppia con due figli. Aumenta tutto, anche il carburante e dunque il trasporto su gomma. I costi di fabbricazione, come ad esempio quelli relativi a fertilizzazione, confezionamento, imballaggio, sono schizzati verso l’alto in maniera prepotente e si ripercuoteranno sui prezzi dei prodotti finali.

Ma da dove arriva questo aumento vertiginoso di gas e luce? Le cause sono molteplici. Il rincaro della corrente dipende anche da quello del gas naturale, in costante incremento a livello mondiale per via della maggiore domanda proveniente dalla Cina e dall’India, in pieno boom economico. Inoltre, i grandi produttori di gas naturale (Russia, America, Australia) si orientano verso mercati che considerano più redditizi, dall’Asia al Sud America.

Anche l’Europa, dopo il lockdown, ha ripreso la sua corsa. Ma in attesa che arrivino le fonti di energia rinnovabile (impianti solari, pale eoliche) è quasi totalmente dipendente da questi produttori (dipendiamo dall’estero per il 90 per cento del gas e del 97% per il petrolio, anch’esso in forte aumento).

Inoltre i produttori di energia, che utilizzano grandi centrali a carbone, pagano all’Unione europea delle quote dette “di emissione” per rimborsare la produzione di Co2. Tali quote negli ultimi mesi sono più che raddoppiate e naturalmente finiscono per essere scaricate sugli acquirenti finali. Vi è poi il timore che i venti di guerra in Ucraina possano provocare una chiusura dei gasdotti russi attraverso i quali ci approvvigioniamo per il 40%, insieme a quello fornito dagli Stati Uniti attraverso le “metaniere”, le navi che trasportano in giganteschi serbatoi il gas liquefatto.

Per poter ridurre almeno in parte il peso di questi incrementi, il Governo ha messo in campo un decreto “antirincari” che prevede l’azzeramento dei cosiddetti “oneri di sistema” (in pratica le tasse che pagano le aziende che si approvvigionano), la riduzione dell’Iva al 5%, il potenziamento dei bonus sociali per i percettori del reddito di cittadinanza o le famiglie meno abbienti (con un Isee inferiore a 8.265 euro o con 4 figli e un Isee di meno di 20 mila euro). Il prossimo intervento del Governo potrebbe valere tra i 5 e i 7 miliardi, come ha spiegato la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra, assicurando che si rafforzeranno anche i bonus per le famiglie meno abbienti. Si parte da circa 4 miliardi che arrivano in parte (per circa 1,5 miliardi) dalla prima mini tassazione degli extraprofitti realizzati dagli impianti a fonti rinnovabili. Altre risorse arrivano dalla destinazione dell'intero incasso delle aste di Co2 (il pagamento delle quote di emissione per rimborasare la produzione di anidride carbonica cui abbiamo accennato) alla riduzione delle bollette, misura che l'Arera invita a rendere "strutturale". L'autorità per l'energia chiede anche al governo di rivedere in modo stabile gli oneri di sistema, eliminando dalla bolletta quelli che non hanno a che fare "con il sistema energetico". Palazzo Chigi continua a escludere il ricorso a uno scostamento di bilancio.

Per il primo trimestre 2022, una famiglia composta da 4 persone riceverà dall’Arera fino a 400 euro come contributo se ha un impianto di riscaldamento in casa e vive in zona climatica D. Ma tutto questo è ancora poco e soprattutto non frena l’impennata dell’inflazione. Il presidente di Arera Stefano Besseghini è però ottimista: «I prezzi dovrebbero cominciare a scendere in primavera», ha spiegato recentemente. «Qualche segnale già lo si vede dall’andamento dei prezzi all’ingrosso. È ancora presto per capire quanto potrebbe essere ampio il calo. Inoltre, sarebbe più facile fare previsioni se il mercato fosse meno instabile. Molto dipenderà da quanto farà freddo: l’anno scorso abbiamo avuto una primavera che tardava ad arrivare con temperature basse fino ad aprile. È ancora presto per poter dire che è passata la nottata».

Ma è evidente che per il futuro dell’Italia, un Paese che dipende per il 90 per cento da forniture estere, ha bisogno di interventi strutturali, in grado di renderlo indipendente, almeno in parte, sul consumo di energia. A questo serve la transizione ecologica, che significa costruzione di impianti eolici e solari capaci di produrre corrente elettrica, in sostituzione delle vecchie centrali a carbone. «Per il nostro Paese, come per gli altri in Europa, è venuto il momento di una strategia strutturale», conferma il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Ma il traguardo appare ancora lontano. A breve termine, per scongiurare ulteriori aumenti, non ci resta che sperare nella primavera.

 

(Sul numero cartaceo di Famiglia Cristiana in edicola da oggi troverete altri approfondimenti, storie e i consigli della giornalista esperta di consumi Monica Setta per risparmiare sulle bollette del gas e della luce in maniera consistente)