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Alle tre di notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre cambia l’ora e, come ogni anno, un numero elevato di persone portando le lancette dell’orologio indietro di un’ora soffrirà di disagi dal punto di vista del benessere fisico ed emotivo. Francesco Peverini, direttore scientifico della Fondazione per la Ricerca e Cura dei disturbi del Sonno Onlus di Roma, ci aiuta a capire il numero di italiani coinvolti e l’entità del disturbo di un cambio che determinerà «una lieve confusione per l’orologio biologico».
«Sotto il profilo della salute, pur esistendo la necessità che corpo e cervello si adeguino al nuovo orario, controindicazioni e possibili effetti negativi relativi all’adozione dell’ora solare sono in generale trascurabili e di breve durata. Ma diversi soggetti, circa il 10% della popolazione secondo attendibili valutazioni scientifiche, in autunno, con la prima settimana di riduzione della luce accentuata dal passaggio all’ora solare, vedono diminuire significativamente la propria efficienza in ambiente di lavoro, peggiorare la qualità della vita, aumentare la suscettibilità a varie patologie o, infine, divenire progressivamente più stanchi. Si tratta del cosiddetto "jet lag sociale", una condizione in cui i propri ritmi circadiani sono disallineati rispetto a quelli determinati per legge».
Quindi non è suggestione, per esempio la spossatezza, ma un fatto scientifico?
«Naturalmente. Anche se gli effetti della mancata esposizione alla luce non sono gli stessi per tutti. Per esempio, pur prevista, un’ora in meno di luce, corrisponde frequentemente alla ingannevole percezione che l’orario di lavoro sia di fatto prolungato. E spesso la stanchezza, la malinconia o la depressione, raggiungono in pochissimo tempo livelli in cui a soffrirne sono le relazioni personali e il lavoro. In sostanza questa sensazione di stanchezza è spesso associata a una “anticipata” produzione di melatonina, come accade nel “disturbo affettivo stagionale” in cui i sintomi sono notati in autunno, all'inizio dell’inverno e cominciano a diminuire in primavera».
«Sotto il profilo della salute, pur esistendo la necessità che corpo e cervello si adeguino al nuovo orario, controindicazioni e possibili effetti negativi relativi all’adozione dell’ora solare sono in generale trascurabili e di breve durata. Ma diversi soggetti, circa il 10% della popolazione secondo attendibili valutazioni scientifiche, in autunno, con la prima settimana di riduzione della luce accentuata dal passaggio all’ora solare, vedono diminuire significativamente la propria efficienza in ambiente di lavoro, peggiorare la qualità della vita, aumentare la suscettibilità a varie patologie o, infine, divenire progressivamente più stanchi. Si tratta del cosiddetto "jet lag sociale", una condizione in cui i propri ritmi circadiani sono disallineati rispetto a quelli determinati per legge».
Quindi non è suggestione, per esempio la spossatezza, ma un fatto scientifico?
«Naturalmente. Anche se gli effetti della mancata esposizione alla luce non sono gli stessi per tutti. Per esempio, pur prevista, un’ora in meno di luce, corrisponde frequentemente alla ingannevole percezione che l’orario di lavoro sia di fatto prolungato. E spesso la stanchezza, la malinconia o la depressione, raggiungono in pochissimo tempo livelli in cui a soffrirne sono le relazioni personali e il lavoro. In sostanza questa sensazione di stanchezza è spesso associata a una “anticipata” produzione di melatonina, come accade nel “disturbo affettivo stagionale” in cui i sintomi sono notati in autunno, all'inizio dell’inverno e cominciano a diminuire in primavera».



