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È l'unica vittima del terrorismo citata dal presidente Sergio Mattarella nel suo discorso d'insediamento davanti alle Camere riunite. Stefano Gaj Tachè venne ucciso a soli 2 anni dai terroristi il 9 ottobre 1982 all'uscita dalla Sinagoga di Roma al termine di una giornata di preghiera dedicata ai bambini. Da tempo sul web circola una petizione online per l'inserimento del suo nome nell'elenco ufficiale delle vittime del terrorismo.
L'attentato è ancora oggi avvolto nel mistero. Qualche anno fa il presidente emerito Francesco Cossiga rilasciò un'intervista al quotidiano israeliano Yediot Aharonot nella quale sostanzialmente dichiarò le responsabilità degli uomini del governo di allora che quel giorno avevano ritirato le volanti della polizia che si regola sono a custodia del Ghetto di Roma. Un episodio oscuro dove le responsabilità, anche politiche, non sono ancora chiare.
L'attentato alla Sinagoga di Roma fu realizzato il 9 ottobre 1982 intorno a mezzogiorno da un commando palestinese e causò la morte di Stefano Gaj Taché e il ferimento di 37 persone. Avvenne di sabato mattina, alla fine dello Sheminì Atzeret che chiude la festa di Sukkot. Le famiglie uscivano dal Tempio con i bambini che avevano appena ricevuto la benedizione collegata alla particolare festività. Un numero imprecisato di attentatori prima lanciarono delle granate tra la folla, poi si misero a mitragliare.
Nel passaggio del suo discorso sulla nuova sfida del terrorismo, Mattarella lo ha ricordato con parole significative: «Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza», ha detto. «Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano».
Domenica 7 ottobre 2007, l’allora sindaco di Roma Walter Veltroni ha inaugurato la nuova intestazione a Stefano Gaj Taché della piazza all’incrocio tra via del Tempio e via Catalana.
Sul sito della comunità ebraica di Roma si legge: «Per non dimenticare il sacrificio di tante, troppe persone, da tempo è stato istituito l’elenco delle vittime italiane che viene letto il 9 maggio al Quirinale, in occasione del “Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi”. In questo elenco manca, inspiegabilmente, un bambino di due anni, Stefano Gaj Tachè, che fu ucciso da un commando palestinese nell’attacco alla sinagoga maggiore di Roma del 9 ottobre 1982. Nella strage rimase feriti una quarantina di persone e molti, fra i cui lo stesso fratello di Stefano, portano ancora oggi nei loro corpi le schegge delle bombe di trenta anni fa».
Diversi gli appelli per inserire Taché tra le vittime del terrorimo. Lo ha fatto Pierluigi Battista sul Corriere della Sera e nel 2012 i deputati Fiamma Nirenstein, allora Vice Presidente della Commissione Esteri della Cena e Gianni Vernetti, già Sottosegretario agli Affari Esteri che si rivolsero direttamente all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «In questi giorni – scrissero nel loro appello i due deputati – il Presidente della Repubblica certamente sente come noi il grande dolore per l’uccisione dei tre bambini che mentre entravano a scuola a Tolosa sono stati trucidati solo perché erano ebrei. L’inserimento del nome di Stefano Gay Tachè nell’elenco delle vittime del terrorismo ci appare un giusto modo di impegnarsi perché “mai più” si uccida un bambino perché ebreo. Ci auguriamo quindi che il prossimo 9 maggio egli possa essere ricordato nella solenne cerimonia insieme a tutte le altre vittime del terrorismo che si commemorano in quel giorno».



