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Durante il ventennio fascista l’unica possibilità per gli intellettuali che si opponevano al regime per continuare a testimoniare i loro ideali di libertà e democrazia era andare in esilio. Il paese che maggiormente accolse i fuoriusciti italiani fu la Francia, dove si rifugiarono tra gli altri Turati, Sturzo, Pertini. Gobetti, Amendola. Tra questi anche un membro del Partito Popolare di La Spezia Ettore Carozzo, che la storia aveva dimenticato fino a quando uno studioso spezzino, Nicola Carozza (la quasi omonima del cognome è solo causale) si è imbattuto nel suo nome e ha deciso di fare delle approfondite ricerche che sono poi confluite nel libro Ettore Carozzo, antifascista, popolare, editore dei fuoriusciti in Francia, Edizioni Giacché.
«Come studioso di dottrine politiche», spiega Carozza, «mi sono occupato di don Luigi Sturzo. Ero a un convegno a Palermo, e una professoressa parlava di una rivista fondata dagli esuli del Partito Popolare in Francia, Res publica, in cui si menzionava anche un editore spezzino. Ho cominciato a indagare leggendo libri sull’antifascismo della mia città, fatto ricerche negli Archivi di Stato e al casellario giudiziario, dove l’Ovra, la polizia segreta fascista, apriva delle cartelle dedicate agli antifascisti. Ebbene, su Ettore Carozzo c’era un intero faldone che nessuno da allora aveva mai aperto. Si leggevano di pedinamenti note riservate della prefettura, per le sue idee di cui non faceva mistero era considerato un soggetto pericoloso. Anche don Sturzo nei suoi scritti lo citava spesso, persino nelle sue ultime confidenze prima di morire a Gabriele de Rosa ricordava l’amico Ettore Carozzo. E così anche grazie alla collaborazione della famiglia che mi ha fornito testimonianze e foto inedite, sono riuscito a ricostruire la sua vita».
Ettore Carozzo era stato un eroe della Prima guerra mondiale, durante la quale aveva però un occhio e un braccio e per questo decorato al valore militare. Aveva studiato al Politecnico di Torino e dopo la guerra insegnava nelle scuole tecniche. Aveva aderito al manifesto del Partito Popolare del 1919 e aveva dato vita alla sezione spezzina del partito. Preoccupato della penetrazione del fascismo anche a scuola cercava di istillare pillole di libertà ai suoi studenti. Messo sotto osservazione dal fascismo nel 1923 decise di andare in esilio a Parigi. Dopo un periodo di difficoltà, poiché era cognato di Lotario Vecchi, l’editore dei primi giornali per bambini, dei primi fumetti e degli albi di figurine, decise di intraprendere l’attività di editore fondando la casa editrice Librairie moderne. Negli anni pubblicò le edizioni francesi degli scritti di Gaetano Salvemini, don Luigi Sturzo, Carlo Sforza, Francesco Saverio Nitti. Sturzo, dalla Francia raggiunse l’Inghilterra ma ogni volta che tornava a Parigi andava sempre a cena da Carozzo, che nel frattempo era stato raggiunto dalla famiglia, la moglie Maria Vecchi e i tre figli, Anna, Giulio e Teresa. «La figlia Anna (morta nel 2022) di cui ho raccolto la testimonianza», continua Carozza, «ricordava che Sturzo aveva sempre problemi di stomaco e si faceva preparare un brodino leggero. Anche in Francia il regime teneva d’occhio Ettore Carozzo e gli amici gli sconsigliavano di esporsi troppo per non rischiare di fare la fine dei fratelli Rosselli. Quello che cercavano di fare i fuoriusciti era preparare il terreno per un ritorno alla democrazia convinti che il regime fascista era destinato a finire primo a o poi e che l’Italia sarebbe di nuovo tornata libera. I membri del Partito Popolare in Francia erano però malvisti dagli altri esiliati, perché i Cattolici venivano accusati dopo i Patti lateranensi, di essersi compromessi con il regime».
Dopo la guerra Ettore Carozzo tornò a vivere in Italia nella sua casa di Lerici, e scomparve a 59 anni nel 1951 finendo per essere dimenticato.



