La sentenza di primo grado pronunciata a Grosseto ha riconosciuto il comandante Francesco Schettino colpevole e l’ha condannato a 16 anni di reclusione e un mese di arresto: di cui 5 anni per naufragio colposo, 1 anno per abbandono della nave (compreso l’abbandono di incapaci), 10 anni per l’omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Più un mese di arresto per aver dato informazioni non corrette alle capitanerie di porto. Interdizione perpetua dai pubblici uffici (significa privazione dell’elettorato attivo e passivo, dei diritti politici, della possibilità di assumere incarichi pubblici), interdizione dalla professione per cinque anni (il massimo previsto dal Codice penale), interdizione legale per la durata della pena (la persona sottoposta a interdizione legale viene privata della capacità di agire copresa – salvo decisione diversa del giudice – la potestà genitoriale).
Perché 16 anni
Le richieste dell’accusa sono state tutte accolte, con un computo diverso delle pene (dai 26 chiesti dall'accusa ai 16 anni inflitti), per diverse valutazioni nelle aggravanti: in particolare per l’aggravante della colpa cosciente (cioè colpa con previsione dell’evento) riconosciuta per il naufragio ma non per gli omicidi colposi e per l’aggravante prevista dall'articolo 1122 del Codice della navigazione non riconosciute dalla Corte. 
E' giusto per 32 vite?
A chi oggi si chiede se è possibile che 32 vite valgano 16 anni va ricordato che a Francesco Schettino vengono contestati naufragio, omicidi e lesioni “colposi”, eventi che si verificano per negligenza, imperizia, imprudenza, inosservanza di leggi o regolamenti ma contro l’intenzione di chi li commette.  Per il Codice penale necessariamente meno gravi degli stessi eventi commessi con coscienza e volontà, cioè con dolo. Nel primo caso l’omicidio (colposo plurimo) porta a pene fino al massimo a 12 anni, nel secondo (volontario) – se aggravato – può arrivare al’ergastolo.
Perché non va subito in carcere?
L’unica richiesta della Procura che la Corte non ha accolto è l'arresto immediato. Non va dimenticato che, per le leggi italiane, un imputato resta presunto innocente fino a sentenza definitiva (cioè fino a conferma della Cassazione). Solo allora la sentenza viene eseguita e la condanna alla reclusione diventa effettiva. Nel caso della Costa Concordia è stata pronunciata sentenza di primo grado, l’arresto in questo caso si chiede, in via cautelare, per pericolo di fuga, di reiterazione del reato,  di inquinamento delle prove. Nel caso di Schettino, escluse le altre due circostanze, la misura era stata chiesta per pericolo di fuga che, però, i giudici non hanno ritenuto abbastanza concreto. Hanno evitato anche il ritiro del passaporto, forse – ma è una nostra considerazione – valutando che trattandosi di persona ormai notissima non possa passare facilmente inosservata e tenendo conto del fatto che è stato presente a tutte le udienze del processo, tranne l’ultima.