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Cari amici lettori, mi ha colpito un episodio raccontato da papa Francesco sul volo di rientro dalla sua visita apostolica in Bahrein, domenica 6 novembre. A un giornalista libanese che gli chiedeva quali frutti abbia portato il Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune (firmato dal Papa insieme al grande imam Al-Tayyeb nel febbraio 2019), il Santo Padre ha risposto richiamando come è nato quel documento. Ha raccontato che Al Tayyeb era venuto in Vaticano per una visita di cortesia: ma dall'incontro istituzionale, «protocollare», inaspettatamente è nato qualcosa di imprevisto: Francesco, mentre accompagnava il grande imam per congedarlo, seguendo un moto del cuore, «una cosa venuta da dentro», non programmata, lo ha invitato a pranzo.
Un pasto diventato subito fraterno, scambiandosi reciprocamente il pane in segno di amicizia. Ma non è finita lì: verso la fine del pranzo, «non so a chi è venuta l'idea, ci siamo detti: ma perché non facciamo uno scritto su questo incontro? Così è nato il Documento di Abu Dhabi». Detto, fatto: i rispettivi segretari si sono messi al lavoro, e infine, dopo il tempo necessario, si è giunto al documento che conosciamo. Rileggendo l'episodio, il Papa l'ha qualificato come «una cosa di Dio»: «Non si può capire altrimenti, perché nessuno di noi aveva in mente questo». E ancora: il pensiero di quel documento ha fatto nascere nel Papa l'idea per l'enciclica Fratelli tutti sull'amicizia sociale.
Francesco ha particolarmente sottolineato il ruolo avuto dall'amicizia con il grande imam nella nascita di questo documento così attuale. Un aneddoto, ma che personifica in modo plastico quanto il Papa insegna sul valore dell'amicizia, del dialogo, dell'avere un'identità chiara che permette di andare incontro all'altro, chiunque esso sia, senza paure, senza interessi da difendere. E dice anche plasticamente come si può essere aperti agli imprevisti di Dio, se si ha il cuore allenato a cogliere e assecondare i piccoli “suggerimenti” che Dio ci mette sul cammino. E come, nei piccoli imprevisti, siano talvolta nascosti dei semi che possono generare il bene. Un insegnamento anche per noi, cari amici. La pace nasce anche così: offrendondosi all'altro senza calcoli, disinteressatamente, con apertura d'animo, lasciando che da cosa nasca cosa. Anche questo è essere costruttori di pace, beatitudine ricordata ieri (6 novembre) da Francesco all'Angelus: è la beatitudine dei “perdenti” che per non avere «ceduto alla logica del potere e del prevalere saranno figli di Dio» (Matteo 5,9). Ecco, la «sapienza che viene dall'alto», che anzitutto «è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti» (Lettera di Giacomo 3,17), può aiutare a superare le liti di famiglia , di condominio, di lavoro… e anche tra le nazioni.
Con questo numero, in concomitanza con l'inizio dell'Avvento nel rito ambrosiano, c'è anche un cambio della guardia nei commentatori della nostra “Settimana liturgica”: per le letture della domenica sarà don Pietro Guzzetti, 39enne sacerdote a Brugherio, voce nota anche grazie alla sua presenza come ospite su Radio DeeJay; per il feriale, saranno i coniugi Alfonso Colzani e Francesca Dossi, di Inverigo (Como), insegnanti di religione, che sono stati membri del servizio della famiglia della diocesi di Milano dal 2009 al 2014. Ringraziando di cuore padre Giulio Michelini e Laura Invernizzi giunti al termine del loro ciclo, diamo il benvenuto alle nuove firme che ci sono a “spezzare” la Parola: ve li faremo conoscere più da vicino nelle settimane. Perciò, seguiteci!



