“Siamo vicini ai familiari delle vittime di questo gravissimo incidente, non in modo formale, pensando che sotto quei teloni poteva esserci ciascuno di noi o persone a cui siamo legati, familiari o amici. Stiamo vivendo un’epoca in cui la vita dimostra la sua precarietà: usciamo dal covid, siamo dentro una guerra. A ciò si aggiungono incidenti come quello di Mestre che, quando raggiungono queste proporzioni,  diventano grandi domande che ci interrogano sul limite dell’uomo”

   E’ uno dei primi pensieri espressi dal Patriarca di Venezia, Monsignor Francesco Moraglia, che ieri sera s’è recato, poco dopo l’incidente, sul luogo dov’è precipitato il pullman. Il Patriarca che prega e chiede preghiere per le vittime, ha impartito la benedizione alle vittime raccolte sul posto. “A colpirmi soprattutto alcune salme coperte dai teloni  con le sagome più piccole che si intravvedano. Molte erano  giovani".

“Dobbiamo impegnarci per governare quello che è nelle nostre possibilità governare”, ha aggiunto il Patriarca. “L’indagine chiarirà le cause, ma al di là delle ipotesi più o meno fondate, penso alle tante stragi sulle strade venete il venerdì e i sabati sera. Dobbiamo aiutarci tutti e soprattutto  dobbiamo farlo coi giovani per recuperare stili di vita che possano essere capaci di coniugare la propria libertà con quella degli altri, anche quando siamo al volante, ricordandoci che siamo responsabili  di noi stessi ma, per quanto è possibile, anche degli altri. Anche questo è un modo di essere solidali come cittadini e un modo di pensare al bene comune".