Dalla Turchia al Brasile, fino all’Italia, il 2013 è l’anno della rivolta della classe media. In piazza Taksim, a Istanbul, e per le strade di Rio e San Paolo, ma anche nelle città italiane dei Forconi, sono soprattutto giovani, studenti, impiegati, professionisti, piccoli imprenditori a protestare contro i governanti. A piazza Taksim la difesa del parco nel cuore della città diventa ribellione contro una politica sempre più autoritaria e conservatrice. A Rio è l’esasperazione dei pendolari, di studenti e lavoratori che tutti i giorni usano mezzi di trasporto pubblici carenti (e sempre più cari). A scendere in campo è la disillusione dei figli del miracolo economico di Lula che ha traghettato il Brasile tra le nuove potenze mondiali, ma che ora si sta inesorabilmente esaurendo. Non sono rivolte della fame, ma il risveglio di un vasto e diversificato ceto medio che si scopre debole e impoverito, si sente abbandonato da chi sta al potere. E non vuole più restare a guardare.