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La presenza di alunni e alunne neoarrivati, o di seconda e terza generazione, ma con famiglie con background migratorio nelle scuole italiane è strutturale da anni ormai: sono più di 870 mila gli studenti e studentesse minorenni con cittadinanza non italiana che lo scorso anno frequentavano le nostre scuole, di cui quasi 7 su 10 nati in Italia. Bambine, bambini e adolescenti “italiani” di fatto ma non di diritto. Da anni nel Belpaese si attende una riforma sostanziale, al passo con i tempi, visto che l'attuale legge sulla cittadinanza è la numero 91 del 1992, ferma da 32 anni. Un’era fa. Una norma che si basa sul cosiddetto modello dello ius sanguinis, il 'diritto di sangue’. Una norma che consente di acquisite il diritto la cittadinanza alla nascita a chi è nato da madre o padre cittadini italiani. La persona straniera che invece sia nata in Italia - si legge nel testo nella norma - “può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana".
IUS SOLI
Dal latino 'diritto del suolo'. È il modello che prevede l'acquisizione della cittadinanza di un Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio. La normativa vigente in Italia prevede anche lo Ius soli, che però viene garantito soltanto in alcune situazioni particolari: quando un bambino non può avere alcuna cittadinanza perché figlio di genitori privi di cittadinanza, quindi apolidi; quando un bambino è figlio di genitori ignoti; oppure in presenza di norme del Paese di provenienza che impedisce l'acquisizione della cittadinanza dei genitori. Un modello applicato in Francia e negli Stati Uniti.
IUS SOLI “TEMPERATO”
Lo Ius soli 'puro' taglierebbe fuori i bambini, figli di genitori di cittadinanza straniera, giunti in Italia dopo la nascita. Un modello come quello dello Ius soli temperato punterebbe a garantire il diritto alla cittadinanza sia ai nati in Italia da genitori di cittadinanza straniera che a chi abbia almeno un genitore regolarmente soggiornante in Italia da un certo numero di anni.
IUS SCHOLAE
È il modello che lega l'acquisizione della cittadinanza al compimento di un percorso di studi in un Paese. La proposta di legge approvata solo alla Camera nella scorsa legislatura, prevede che un minore, nato in Italia o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età e che risieda legalmente in Italia, possa acquisire la cittadinanza qualora abbia frequentato regolarmente, per almeno cinque anni nel territorio nazionale, uno o più cicli scolastici. Altre proposte di Ius Scholae estendono il periodo formativo a 10 anni o al compimento di tutto il percorso della scuola dell’obbligo.
IUS CULTURAE
Si distanzia di poco o nulla dallo Ius scholae, di cui è stato “precursore” grazie ad una proposta di legge del 2015, targata Dem. È un modello che lega l'ottenimento della cittadinanza all'acquisizione dei riferimenti culturali del Paese ospitante, veicolati attraverso la scuola.



