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È morto in Sudafrica, per un infarto, mentre andava in bici in una pausa tra un incontro di lavoro e l’altro. Pietro Ferrero, 47 anni, sposato, tre figli, era l’amministratore delegato dell’omonimo colosso dolciario. «Avrei dovuto andare con lui, ma un’influenza mi ha bloccato il giorno prima della partenza», confida alquanto commosso Francesco Paolo Fulci, dal febbraio 2000 vicepresidente della Ferrero international dopo essere stato diplomatico di lungo corso, con tappe significative a Mosca, Parigi, Tokyo, Ottawa, Bruxelles (alla Nato) e New York (rappresentante permanente presso l’Onu). «Era una persona preparata (parlava con una padronanza assoluta inglese, francese e tedesco) e umanamente molto sensibile», ricorda Fulci.
«Era fedele all’indirizzo della sua famiglia, specchiandosi nel motto “Lavorare, creare, donare”. Pietro era in Sudafrica per ampliare il progetto delle imprese sociali del gruppo. Nelle aree scelte, la Ferrero apre stabilimenti rispettosi dell’ambiente e crea nuovi posti di lavoro». «Con una parte dei proventi derivanti da tali attività», spiega Fulci, «il gruppo finanzia iniziative locali di carattere sociale, volte soprattutto a migliorare la salute e l’educazione dei bimbi e dei ragazzi. La prima impresa sociale Ferrero è stata inaugurata in Camerun, nel giugno 2004».
«Era fedele all’indirizzo della sua famiglia, specchiandosi nel motto “Lavorare, creare, donare”. Pietro era in Sudafrica per ampliare il progetto delle imprese sociali del gruppo. Nelle aree scelte, la Ferrero apre stabilimenti rispettosi dell’ambiente e crea nuovi posti di lavoro». «Con una parte dei proventi derivanti da tali attività», spiega Fulci, «il gruppo finanzia iniziative locali di carattere sociale, volte soprattutto a migliorare la salute e l’educazione dei bimbi e dei ragazzi. La prima impresa sociale Ferrero è stata inaugurata in Camerun, nel giugno 2004».



