da Zaporizhzhia

«Cristo è risorto», ripete a gran voce monsignor Jan Sobilo, vescovo ausiliare romano-cattolico della Diocesi di Kharkiv-Zaporizhzhia, impartendo la benedzione al cibo donato. «È veramente risorto», rispondono in coro gli uomini e le donne che attendono ordinatamente in fila davanti alla residenza vesxovile della Chiesa latina di Zaporizhzhia, la concattedrale dedicata a Dio Padre Misericordioso, per ricevere il pasto quotidiano. «Arrivano qui già al mattino prestissimo, alle 6, non appena finisce il coprofuoco, alle 6. E aspettano in code lunghissime fino alle 9, quando comincia la distribuzione degli aiuti alimentari», racconta monsignor Sobilo. Originario della Polonia e oggi cittadino ucraino, arrivato in questo Paese nel 1991, ancora prima del crollo dell'Unione sovietica, anni fa il vescovo ha aperto le porte della residenza alla congregazione dei frati albertini per realizzare  una mensa per le persone bisognose. Ogni giorno si radunavano in media 300 persone. Adesso, nei quattro giorni a settimana del servizio, ne arrivano almeno mille, anche 1.300 ogni volta.  Molte donne, di tutte le età, madri con i loro bambini. Sono i poveri della città, ma anche i tantissimi profughi che sono scappati dai villaggi e dalle città occupate nell'Est del Paese, come Mariupol e Melitopol, e che hanno trovato rifugio qui, a Zaporizhzhia, la città sudorientale dell'Ucraina dove si trova la centrale nucleare più grande d'Europa, oggi sotto il controllo del russi.

«Qui la popolazione è per la grande maggioranza di fede ortodossa» spiega ancora il vesovo, «e oggi per queste persone è il Sabato santo, la viglia di Pasqua», che nella Chiesa ortodossa e in quella greco-cattolica (di rito bizantino) si celebra il 16 aprile, una settimana dopo quella cattolica di rito latino. «Così, per questa festività abbiamo deciso di offrire un pasto un po' speciale: Oltre al pane sfornato quotidianamente dai frati albertini e agli alimenti in scatola, anche cioccolatini per i bambini e il tradizionale doce pasquale». Prima di ricevere il pasto, si recita il Padre nostro. Monsignor Sobilo si occpa personalmente della distribuzione degli alimenti, si ferma ad ascoltare e confortare alcuni anziani, scherza con i bambini.

A Zaporizhzhia e in Ucraina è la seconda Pasqua in guerra. E la fase dell'emergenza umanitaria primaria non è ancora finita: soprattutto nell'Est del Paese, la gente è ancora bisognosa di tutto, di cibo, indumenti, coperte, kit igienico-sanitari, beni di prima necessità per i bambini. E la chiesa di monsignor Sobilo, insieme ai frati albertini, è in prima linea nel sostegno e nella distribuzione di aiuti. 

La linea del fronte è ad appena 40 chilometri da Zaporizhzhia. La città è nel mirino del russi e bersaglio di frequenti bombardamenti, che di recente hanno devastato edifici civili. Le forze di Mosca non risparmiano neppure la Pasqua ortodossa: la notte scorsa la regione di Zaporizhzhia è stata colpita da un attacco missilistico massiccio e una chiesa ortodossa nel villaggio di Kushuhum, è stata distrutta. La centrale - con il rischio di un incidente nucleare - rappresenta la minaccia incombente che preoccupa l'Ucraina e il mondo. Ma le voci sono concordi nel ritenere che molto difficilmente questa città - che nei primi mesi della guerra ha organizzato una difesa massiccia - potrà essere espugnata dai russi attraverso le forze di terra. Nell'arco della giornata le sirene degli allarmi risuonano più volte. Ma la gente, dicono qui, è stanca dello stato di tensione continua e cerca di vivere la quotidianità con spirito di resilienza, accantonando la paura e recuperando una parvenza di normalità controllata. 



Il senso di normalità e di fiducia incrollabile che, ogni giorno, cerca di vivere e di trasmettere ai suoi fedeli monsignor Maksym Ryabukha, sacerdote salesiano greco-cattolico, dallo scorso 22 dicembre vesxovo ausiliare dell'Esarcato arcivesxovile di Donetsk. Nella parrocchia greco-cattolica della Madonna del Soccorso, all'ingresso di Zaporizhzhia, che oggi è la sua casa temporanea - perché la città di Donetsk, sede vescovile, è sotto occupazione russa -  celebra il Sabato santo con un incontro formativo serale con un gruppo di studenti, una ventina di ragazze e ragazzi di varie facoltà, da Legge a Psicologia, dell'Università Cattolica di Leopoli arrivati qui, presso la parrocchia, per una missione di solidarietà nei confronti delle popolazioni dell'Est più sofferenti a causa del conflitto, rispondendo a un invito di don Maksym. 

«Il nostro compito è far conoscere e valorizzare le tradizioni religiose, quelle del Natale e della Pasqua», raccontano alcuni di loro, «in queste giornate andiamo in giro nei villaggi della regione e facciamo attività di animazione e creatività con i bambini». Una studentessa mostra le uova pasquali realizzate con il legno e finemente dipinte. «Trascorriamo i giorni della Pasqua qui con queste famiglie per far sentire loro la nostra vicinanza e per portare un po' della gioia e della speranza pasquale in queste terre piene di dolore».