PHOTO


La Valnerina è una terra di santi, tartufi e terremoti. I santi, Benedetto da Norcia e Rita da Cascia sono fra i più amati e venerati del mondo cristiano. I tartufi sono i tesori nascosti di questi boschi, da gustare insieme ai salumi della zona, lavorarti con sapienza dai norcini (il nome deriva proprio da Norcia). I terremoti, invece, sono la maledizione di questa valle, posta a cavallo dell’Umbria e della Marche. Terremoti violenti e distruttivi, che si ripetono nel corso dei secoli. Gli ultimi, prima di quelli di questi giorni, nel 1979 e nel 1997. Terremoti che hanno portato al lento spopolamento di questa valle. Anni fa fu rilevato che la Valnerina aveva la stessa densità abitativa della Mongolia.
Ci sono paesi che, un terremoto dopo l’altro, si sono lentamente spopolati e sono di fatto scomparsi. Come Cerasola, posto su una collina fra Norcia e Cascia. Il borgo vecchio è stato lentamente abbandonato e da anni le sue case sono ridotte a ruderi divorati dalla vegetazione. Accanto ai ruderi sono state costruite le case antisismiche e una piccola chiesa, ma di fatto il borgo non c’è più e la comunità è scomparsa. Non c’è una piazza. Non c’è un emporio. C’ è più gente nel cimitero che nelle case. I terremoti danneggiano le case, fanno andare via la gente e cancellano la memoria.
Dalla Valnerina non è passato Giotto, ma le testimonianze artistiche, seppure meno celebri rispetto a quelle di Assisi, sono importanti e diffuse. La basilica di San Benedetto a Norcia, di cui è rimasta in piedi soltanto la facciata, è il monumento più celebre della zona, ma sono tanti i tesori artistici danneggiati o distrutti dal terremoto. Come l’abbazia di Sant’Eutizio, uno dei complessi monastici più antichi d’Italia, nel territorio del comune di Preci, un luogo pieno di bellezza e di storia, fondato da monaci siriaci, da cui passarono San Benedetto e San Francesco. Presso l’abbazia si sviluppò nel Medioevo una scuola chirurgica, specializzata in oculistica. L’abbazia è poi rimasta un punto di riferimento anche per alcuni eremiti, che hanno scelto di vivere in luoghi isolati nella montagna, ma tutta la valle è punteggiata da antichi borghi e castelli di guardia.


Un inventario dei beni artistici e storici distrutti o danneggiati si sta facendo proprio in queste ore, ma alcune aree restano ancora inaccessibili. Al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo è attiva un’unità di crisi nazionale in collegamento con quelle regionali. Visso, un altro comune devastato dalle scosse, vantava un cento storico molto bello ed elegante. Solo in seguito al terremoto molti hanno scoperto che proprio a Visso, nel Palazzo dei Governatori, si conservavano vari manoscritti di Giacomo Leopardi, tra i quali quello de “L’nfinito”, uno dei capolavori più amati del poeta di Recanati. Ora i manoscritti sono stati portati al sicuro a Bologna.
Il terremoto è stato come una mazzata. Riprendersi sarà dura. Forse qualcuno andrà via per sempre nel timore di altri devastanti terremoti, magari fra dieci o vent’anni. Ma è forte anche la volontà di rinascere. La comunità monastica benedettina di Norcia è formata da monaci giovani e dinamici, molti dei quali provengono dagli Stati Uniti. Li abbiamo visti nelle immagini trasmesse subito dopo il sisma, sulla piazza di Norcia, impegnati ad assistere le suore fuggite dal monastero e la gente smarrita. Questi benedettini producono da anni un’ottima birra artigianale (la birra Nursia) e hanno realizzato un cd di canti gregoriani. Padre Benedetto, il vicepriore, fa sapere che i monaci stanno tutti bene “presso il monastero di montagna che si affaccia su una Norcia ferita”. “Stiamo facendo tutto il possibile”, aggiunge il vicepriore, “per aiutare i nostri vicini che soffrono. Continuate a pregare per Norcia”.



