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DI Laura Bellomi
In giro per i monti o a spalare fango dopo le alluvioni, alle marce per la pace o impegnati nei lavori del Sinodo. Sarà per le camicie azzurre o – sperano i vertici dell’associazione – per la vocazione al bene comune, ma le ragazze e i ragazzi dell’Agesci non passano inosservati. Per loro il 2024 è un anno speciale: il 4 maggio ricorrono infatti i 50 anni dalla fondazione dell’associazione, nata dall’unione fra il movimento maschile (Asci) e quello femminile (Agi). Per l’occasione abbiamo sentito Roberta Vincini e Francesco Scoppola, presidenti del comitato nazionale Agesci.
Un’intervista a due voci, perché in Agesci ogni incarico – dai gruppi locali al livello nazionale – è sempre assunto da una donna e un uomo congiuntamente. Insieme, con pari dignità e responsabilità: una prassi che in Italia non ha eguali né nell’ambito del volontariato né in quello istituzionale. «Teniamo molto alla diarchia e nella nostra associazione bambine e bambini crescono insieme fin da piccoli», dicono Vincini e Scoppola, 55 e 42 anni, entrambi con il fazzolettone al collo “da una vita”. Una proposta, quella di Agesci, che riesce a stare al passo con i tempi se è vero che i soci oggi sono 182 mila in tutta Italia. «Accompagnano i più piccoli per crescere come persone significative e felici», dicono i presidenti Vincini e Scoppola.
«Il cuore dell’educazione non sono le attività quanto i ragazzi e il loro crescere a 360 gradi». Dall’imparare facendo alla vita nella natura, passando per l’educazione tra pari e l’autoeducazione, i vertici di Agesci raccontano di un altro “piccolo segreto” che permette di guardare al futuro dell’educazione con speranza: «Cogliamo il potenziale dove altri vedono solo fragilità. I ragazzi desiderano fare cose grandi, basta accendere la miccia».
L’intervista completa su Credere in edicola da giovedì 1° maggio e in parrocchia da domenica 5, disponibile anche on line su edicolasanpaolo.it.



