Sono una giovane abbonata e leggo sempre con piacere i “Colloqui col padre”. Sono impiegata a tempo pieno in un supermercato e amo il mio lavoro, che mi ha permesso d’essere indipendente, avere una casa e mettere su famiglia, che è il sogno di tante persone. In un momento di crisi, con la disoccupazione che toglie sogni e speranze a tanti giovani, dobbiamo apprezzare tutto ciò che abbiamo. Ma a quale prezzo? Non certo sacri cando la famiglia, cui non possiamo più dedicare un giorno della settimana, perché a chi lavora nel commercio è stato tolto il diritto della domenica. Tenere aperti i negozi nei giorni festivi doveva incentivare nuove assunzioni e stimolare i consumi. Si è cominciato nei periodi a ridosso delle festività di Natale e Pasqua, mentre oggi la domenica è un giorno lavorativo come tutti gli altri.
Non c’è stato nessun vantaggio a livello di consumi e assunzioni. Chi fa la spesa di domenica non acquista più il sabato o il lunedì, come un tempo. Mentre per noi lavoratori, non poter stare assieme alle proprie famiglie è stato devastante. Ti ritrovi a casa in un giorno qualsiasi della settimana, quando i tuoi familiari sono al lavoro o a scuola. Papa Francesco dice che la famiglia è il più grande tesoro di un Paese, e che tutti dobbiamo proteggere e rafforzare questa “pietra d’angolo” della società. Per questo vorrei lanciare un appello a tutti per salvaguardare la domenica. Oggi, gli esercizi commerciali sono aperti a orario continuato per agevolare chi lavora: torniamo ad acquistare in queste fasce orarie e teniamoci libera la domenica! Non diventiamo schiavi del consumismo. Il giorno festivo è un momento di aggregazione, da dedicare ai familiari e al riposo. Solo così potremo apprezzare i doni della vita.
Come cristiani, poi, non è un controsenso andare a Messa e, una volta usciti, fare la “la con carrello e famiglia davanti ai supermercati? Torniamo agli spazi verdi, prendiamo la bici, andiamo a trovare un amico, giochiamo con i nostri “gli, animiamo le attività parrocchiali. I vescovi ci ricordano che «se non si rispetta la domenica, non si avrà rispetto nemmeno per chi è disoccupato, e il lavoro diventerà schiavizzante e oppressivo». Non dimentichiamo quello che dice papa Francesco: «Il capolavoro della società è la famiglia». Tutti siamo chiamati a salvaguardarla.
UNA LETTRICE
Nonostante sia stato ampiamente dimostrato che aprire gli esercizi commerciali la domenica non crea nuova occupazione né fa crescere i consumi, come spiega bene la nostra lettrice anche per esperienza diretta, questo fenomeno è in continua crescita. E sono sempre più numerosi gli immensi striscioni di tanti ipermercati a ricordare a chi passa che quell’esercizio resta aperto anche nei giorni festivi. La Germania, che è considerata la locomotiva dell’economia dei Paesi europei, ha invece una tradizione totalmente opposta, ma non pare che ci abbia rimesso in occupazione e consumi. Nell’arco dell’anno, solo poche domeniche si possono tenere aperti i negozi. E, per lo più, ciò coincide con il mese di dicembre, in clima festivo, quando le strade si affollano di bancarelle per i mercatini di Natale. Con il sostegno dei vescovi italiani, qualche anno fa, era stata promossa una campagna per “liberare la domenica”, ma anche qui non si hanno segnali di inversione di tendenza. Ed è triste vedere come tante famiglie sembrano non avere altro di meglio da fare nei giorni di festa che trascorrere ore e ore nel chiuso di un supermercato, anche quando il bel tempo incoraggerebbe a fare una passeggiata all’aria aperta, al contatto con la splendida natura o per visitare monumenti e luoghi d’arte, di cui non possiamo certo lamentarci d’essere carenti nelle nostre città. Per chi crede, poi, la domenica è giorno del Signore. E come cristiani non possiamo vivere senza l’Eucarestia. Nei primi secoli della Chiesa molti cristiani sono stati martirizzati per non aver voluto rinunciare alla Messa. E ancora oggi, in tante nazioni, altri credenti sono oggetto di violenza feroce mentre si recano in chiesa o sono già a Messa. Eppure, le chiese non si svuotano, continuano ad affollarsi, in un clima di gioiosa partecipazione. Senza forti valori il consumismo ci rende schiavi. È un idolo che mira a frantumare la famiglia, allettandola con una falsa felicità. Accogliamo l’invito della lettrice e non permettiamo che venga distrutto questo “capolavoro della società”: un patrimonio dell’umanità, che se non ci fosse bisognerebbe inventare.