Gli ucraini sono esausti. Invocano la fine della guerra, ma non a qualunque condizione, non al prezzo di rinunce inaccettabili e incostituzionali. La maggior parte di loro accoglie con favore un accordo di pace che includa chiare e solide garanzie di sicurezza per il Paese, ma non un piano che imponga la cessione dell’intera regione di Donetsk. Nei giorni in cui la diplomazia è al lavoro per discutere il piano di pace proposto dagli Usa, il presidente Zelensky con la delegazione di Kyiv ha avuto colloqui a Berlino come le delegazioni degli Stati Uniti e dei Paesi europei e il Cremlino continua ad affermare che il Donbas è russo e come tale Mosca deve riprenderselo, un sondaggio condotto dall’Istituto internazionale di sociologia di Kyiv, pubblicato il 15 dicembre, interroga gli ucraini su cosa pensano della possibilità di cedere territori alla Russia, il punto del piano di pace più spinoso, controverso e difficile da risolvere.

Il sondaggio, basato sulle interviste di 547 cittadini dal 26 novembre al 13 dicembre in tutte le regioni dell’Ucraina, esclusi i territori occupati dalle forze russe, getta una luce su quella che è la volontà degli ucraini (e compara i dati con la precedente rilevazione dello scorso settembre). Emerge così che il 72% degli ucraini è favorevole a un piano di pace che includa il congelamento della situazione sull'attuale linea del fronte insieme a garanzie di sicurezza per l'Ucraina, e senza riconoscere ufficialmente i territori occupati come parte della Russia; il 75% (lo stesso dato di settembre) respinge un piano che preveda il ritiro delle truppe ucraine dal Donbas, limitazioni alla capacità dell’esercito ucraino e che non stabilisca specifiche garanzie di sicurezza.

Nonostante il maxi-scandalo per corruzione nel settore energetico che si è abbattuto di recente sul mondo politico ucraino, costringendo alle dimissioni il potente braccio destro di Zelensky Andryi Yermak (sostituito dall’ex ministro della Difesa Rustem Umerov alla guida della delegazione diplomatica per i colloqui sulla fine della guerra), secondo il sondaggio il 61% degli ucraini intervistati continua ad avere fiducia nel presidente Zelensky (60% a settembre). Poco meno della metà degli intervistati ha fiducia nell’Unione europea. Mentre crolla la fiducia negli Stati Uniti, che da dicembre 2025 a dicembre 2025 passa dal 41 al 21%. Solo il 9% degli ucraini vuole elezioni il prima possibile.

Di fronte alle pressioni di Trump perché Kyiv rinunci ai territori reclamati da Mosca, la scorsa settimana Zelensky ha avanzato l’ipotesi di un referendum per lasciare al popolo ucraino la decisione in merito a una questione che riguarda l’assetto costituzionale del Paese. Come ricorda Kyiv independent - che riporta il sondaggio dell’Istituto internazionale di sociologia e ne conferma i risultati attraverso le opinioni di numerosi ucraini raccolte dalla testata -, il referendum così come qualunque altra tornata elettorale non sono ammessi sotto la legge marziale. Zelensky lo sa perfettamente. E anche gli ucraini lo sanno: un voto in tempo di guerra, oltre ad essere vietato, sarebbe irrealistico da punto di vista pratico e logistico, a partire dai problemi legati alla sicurezza e all’effettiva possibilità di partecipazione (i soldati impegnati al fronte, ad esempio, non potrebbero andare alle urne).

Il 63% degli intervistati dal sondaggio (rispetto al 62% di settembre) è pronto a sopportare il peso della guerra finché sarà necessario, nonostante la situazione durissima, con buona parte delle infrastrutture energetiche distrutte dai bombardamenti, i blackout di luce, acqua e riscaldamento in pieno inverno, la pressione massiccia dei russi sulla linea del fronte. Un’avanzata, fra l’altro, sbandierata da Mosca, ma ridimensionata dalle prove sul terreno e, comunque, molto più lenta e faticosa di quanto il Cremlino voglia far credere. I russi attualmente controllano due terzi dell’oblast di Donetsk. La cosiddetta cintura fortificata, che comprende Sloviansk, Kramatorsk, Druzhkivka e Kostyantynivka, restano tuttora sotto controllo ucraino.

Intanto oggi, in Olanda, la conferenza del Consiglio d'Europa ha annunciato la nascita di una commissione internazionale per le richieste di risarcimento a favore di Kyiv. «Questo è uno strumento concreto di giustizia per garantire che l'aggressore venga chiamato a rispondere. Perché la responsabilità non è un'opzione, è inevitabile», ha dichiarato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. «Le vittime della brutalità russa hanno il diritto a un risarcimento. E perseguiremo questo obiettivo, in un ulteriore esempio del fermo sostegno dell'Europa all'Ucraina».