PHOTO
L'ex Presidente Usa Joe Biden con la storica e scrittrice Tara Westover al National Humanities Medal nel 2021
Una storia incredibile, a tratti agghiacciante, eppure autentica. L’educazione (Feltrinelli) è il romanzo autobiografico di Tara Westover, oggi 39 anni e della sua parabola che la vede crescere in una famiglia americana di fanatici mormoni tra le montagne dell’Idaho, senza andare mai a scuola, per poi arrivare a conseguire un dottorato a Cambridge.


L’educazione del titolo è quella che la vita, con il suo immenso carico di dolore, morale e fisico, le ha impartito, fino a farla trasformare in un’altra donna, rispetto alla ragazza succube di un padre bipolare e invasato, e vittima di un fratello violento. Ultima di sette fratelli, Tara, che alla nascita non è stata nemmeno registrata all’anagrafe, è arrivata all’adolescenza quasi analfabeta, priva totalmente di istruzione, costretta già da bambina a lavorare nella discarica di rottami del padre, sottoposta a pericoli assurdi. Il fanatismo del padre arrivava a prepararsi alla fine del mondo accumulando provviste e armi e a negare la medicina ufficiale, tanto che anche di fronte a gravi malattie e incidenti (e senza norme di sicurezza ce ne sono stati tanti, sul lavoro e automobilistici) non voleva che si consultasse mai un dottore confidando sull’intervento divino e la medicina omeopatica operata dalla moglie, una guaritrice autodidatta che finirà per trasformare in un business la vendita dei suoi rimedi erboristici.


Eppure quella ragazzina vestita con abiti goffi, che dovevano mortificare la sua femminilità, vede nascere dentro di sé l’aspirazione a essere altro, e seppur ostacolata dalla famiglia arriva a sostenere gli esami per entrare al college. Gradualmente entra in contatto con un altro mondo e si innamora della conoscenza, soprattutto dei filosofi. E matura anche posizioni contrarie a quelle della famiglia, che la osteggia fino a considerarla un’indemoniata e a rompere i rapporti con lei. Una narrazione avvincente, limpida, sul filo della memoria, che mette in fila fatti sconcertanti e emozioni dilanianti, senza retorica, ma con partecipata lucidità.





