Cari amici lettori, con il numero che avete in mano siamo giunti a Pasqua. Auguri di cuore a ciascuno di voi, ai vostri cari, agli amici, perché ciascuno possa essere raggiunto dalla pienezza della Pasqua del Signore. Su un aspetto della festa vorrei soffermarmi con voi. La Pasqua non è la celebrazione di un avvenimento del passato! Potrà sembrare sorprendente affermare questo. «La Pasqua proclama un inizio, che ha deciso il futuro più remoto. Risurrezione significa che l’inizio della gloria è già cominciato». Così scriveva il teologo gesuita Karl Rahner in un breve articolo su un giornale tedesco, nel 1965, in cui cerca di far comprendere come la realtà della risurrezione sia all’opera nella storia, che è in cammino – attraverso una “trasformazione” – verso il suo compimento in Dio. «Tutto è in movimento» verso questa pienezza, il cui anticipo è dato nella risurrezione di Cristo: Gesù di Nazaret, il crocifisso e risorto, è un po’ come «la testa della carovana, che, toccata la meta, annuncia con grida di giubilo a quelli che stanno ancora in cammino: siamo arrivati, abbiamo raggiunto la mèta ed è così che l’avevamo sperata!». E, precisa ancora, «poiché il sepolcro è vuoto e lui, che era morto, si è mostrato come il vivente…, noi sappiamo che tutto ha già iniziato a diventare buono». Ho voluto citare questo denso pensiero di Rahner per ricordarci una cosa: la Pasqua si compie nella storia, anche in noi, nelle nostre piccole vite. Credere nella risurrezione della carne e nella vita eterna, come diciamo nel Credo, vuol dire: «Io credo che l’inizio della gloria di tutte le cose è già in corso, che noi, apparentemente tanto smarriti ed erranti, bisognosi e lontani, siamo già avvolti dalla beatitudine infinita». Poiché «la fine è già cominciata. Ed è la gloria». La Pasqua dice, per chi crede, il destino buono (almeno in germe) di ogni cosa. Ci dice che nella vita è sempre possibile “risorgere” anche dalle nostri morti: vedi la storia di Matteo, che «si alzò» – è lo stesso verbo della risurrezione di Gesù alla chiamata, di Zaccheo («alzatosi»)… Lo dicono storie di vita come quella di Fedele, che vi raccontiamo a pag. 20, e quella di don Francesco (a pag. 25). Cristo è il vivente che accompagna la nostra storia. Insomma, la risurrezione non è realtà “confinata” nel passato ma penetra nella nostra vita. Certo, non abbiamo ancora il “tutto” che è la gloria definitiva in cielo, nella Pasqua eterna: non vediamo in che modo i singoli tratti del cammino della storia siano “trasformati”. Ma siamo sostenuti da questa fiducia in una pienezza in Dio di cui godiamo già l’anticipo. Una fiducia che ci dà speranza anche nelle difficoltà del cammino. In questo tempo usiamo anche scambiarci qualche dono. Vi invitiamo a sostenere con una donazione l’iniziativa del nostro Gruppo editoriale, pensata come omaggio a papa Francesco nel decennale del suo pontificato, a favore degli studenti congolesi di comunicazione (servizio a pag. 22). È anche questo un modo per aiutare un continente a “risorgere” e a camminare verso una vita migliore. Buona Pasqua!