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La famiglia anglo-australiana, che viveva nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, pubblicato sul sito web della mamma, Caterine Louise Birmingham
La storia, ormai, la conoscono anche i sassi: tre fratellini – una bambina di otto anni e due gemellini di cinque – prelevati dai boschi abruzzesi dove vivevano con mamma e papà e condotti in una casa famiglia per ordine del Tribunale dei minorenni dell'Aquila. Una vicenda che ha spaccato in due il Paese: da un lato i paladini della libertà educativa, convinti che ogni genitore abbia il diritto di crescere i figli come meglio crede; dall'altro chi difende la mano severa della legge, quando serve a evitare che dei bambini diventino vittime di negligenze, pur in buona fede. La domanda che tutti si fanno – e che nessuno sa davvero dove piazzare – è sempre la stessa: fino a dove arriva la libertà di una famiglia? E fino a dove deve spingersi lo Stato nel proteggere i più piccoli, anche contro la volontà di chi li ha messi al mondo? Molti giornali li hanno dipinti come si trattasse del Mulino Bianco. Nel cuore dei boschi di Palmoli, dove il tempo si misura con il sole che filtra tra le foglie degli alberi, tre bambini crescevano in mezzo alla natura. La loro scuola erano gli alberi, il vento, la pioggia che bagna le frasche, la neve sulle colline; i loro amici un cavallo, come Pippi Calzelunghe, un asino, due cani; niente smartphone, niente televisione, solo un'altalena appesa a un ramo. È lì, tra la quiete bucolica senza tempo, che Catherine, 45 anni, australiana, e suo marito, Nathan, 51 anni, inglese, avevano costruito la loro fiaba, dopo aver girato mezzo mondo come dipendenti del settore del turismo. Ma siamo sicuri che dietro questo quadro bucolico non ci sia qualcos’altro? Mentre sui social si consuma l'ennesima corrida digitale, con tifoserie improvvisate che giudicano senza conoscere, conviene fare un passo indietro e ripercorrere i fatti.
Intossicazione da funghi
Il procedimento dei giudici del Tribunale trae origine da una segnalazione degli assistenti del Servizio sociale dell'Aquila, che aveva evidenziato una condizione di sostanziale abbandono: abitazione disagevole e insalubre, assenza di pediatra, mancata frequenza scolastica, vita in un rudere fatiscente privo di utenze e in una piccola roulotte. Il processo che porta all'allontanamento accelera in occasione di un accesso al pronto soccorso di Chieti di tutta la famiglia. Tutti e cinque avvertono dei malori, dovuti ad ingestione di funghi. I medici si rendono conto delle condizioni igieniche, sanitarie e sociali dei bambini e avvertono gli assistenti sociali. Va detto che su richiesta del Pubblico ministero minorile, il Tribunale aveva già adottato, in via cautelare, un decreto di affidamento dei minori al Servizio sociale, attribuendo al servizio il potere esclusivo di decidere il loro collocamento e le scelte sanitarie di maggiore rilievo.
Le condizioni abitative: il rudere senza agibilità
Uno dei punti centrali dell'ordinanza riguarda l'immobile in cui vive la famiglia. Lo si vede nei telegiornali e nelle foto sui giornali, poco più che una catapecchia di pietra senza acqua, né luce, né elettricità., né servizi igienici. Molti commenti si inneggiano alla vita all'aria aperta e nella natura, quasi bucolica, ci sono perfino intellettuali che si improvvisano Rosseau e inneggiano al mito del buon selvaggio. In realtà si tratta di una vita isolata, asociale, e soprattutto pericolosa, sospettano gli assistenti sociali. Il Tribunale aveva richiesto una relazione tecnica sulla sicurezza statica dell'edificio, considerato un rudere fatiscente. I genitori in risposta hanno prodotto una perizia di una geometra, dalla quale risulta l'assenza di lesioni strutturali pregiudizievoli per la statica, ma anche l'“assoluta assenza” di impianti elettrici e idrico/sanitario, oltre a carenze di rifiniture e infissi.
Per il Tribunale tale perizia è insufficiente a dimostrare la conformità dell'abitazione ai requisiti di sicurezza e salubrità previsti dal Testo unico dell'edilizia. Mancano documenti essenziali: agibilità, collaudo statico, verifiche sugli impianti elettrici, idrico e termico e sulle condizioni igienico-sanitarie, soprattutto in relazione all'umidità e al rischio di patologie polmonari. In base all'articolo 24 del Testo unico dell'edilizia, l'assenza di agibilità comporta una presunzione di pericolo per l'incolumità e l'integrità fisica dei minori: è su questo presupposto normativo che il Tribunale fonda una parte rilevante della sua decisione.
I rapporti difficili con i Servizi sociali
Dopo la prima udienza cautelare, i genitori avevano inizialmente dichiarato disponibilità a collaborare con il Servizio sociale. Era stato concordato un progetto di intervento per favorire l'integrazione, migliorare il contesto abitativo dei minori e acquisire la documentazione sanitaria e quella relativa all'obbligo scolastico. Il percorso tuttavia si interrompe: i genitori, secondo la relazione del 14 ottobre 2025, smettono di presentarsi agli incontri e negano in un primo momento l'accesso domiciliare agli assistenti sociali, impedendo un contatto diretto con i minori. Solo dopo l'intervento del difensore (che però ieri si è tirato indietro e ha rinunciato al mandato perché non accettano nulla, hanno rifiutato persino una nuova casa offerta dal sindaco «dove stare almeno di notte») accettano di discutere nuovamente un progetto di intervento, che prevede anche un accesso settimanale dell'intero nucleo familiare a un centro socio-psico-educativo comunale per attività di supporto alla genitorialità. Nonostante gli impegni assunti, i genitori non vanno ad alcun incontro. E nemmeno gli accertamenti sanitari obbligatori non vengono eseguiti. Al Servizio sociale vengono ricevuti certificati pediatrici che raccomandano visita neuropsichiatrica infantile ed esami ematochimici per valutare lo stato vaccinale e lo sviluppo psicologico e comportamentale dei minori. I genitori, però, dichiarano che consentiranno agli accertamenti solo a fronte del pagamento di 50.000 euro per ciascun figlio. Cupidigia? Provocazione? Una condizione che il Tribunale evidenzia come ostacolo all'esecuzione dei trattamenti sanitari obbligatori per legge.
Allontanare i bambini? La famiglia nel bosco e il bisogno di “doppia ragionevolezza”
Istruzione parentale e isolamento dai coetanei
Nel corso del procedimento, i genitori producono un certificato di idoneità alla classe terza elementare per la bambina maggiore, rilasciato da un istituto privato di Brescia, a sostegno della regolarità del percorso di istruzione parentale. Tuttavia, al Servizio sociale e al Tribunale non vengono messi a disposizione la dichiarazione annuale al dirigente scolastico della scuola più vicina, necessaria per attestare la capacità tecnica ed economica dei genitori di provvedere all'istruzione parentale, né il progetto didattico-educativo previsto dal DM 8 febbraio 2021. Il certificato stesso non risulta regolarmente depositato alla dirigenza scolastica competente per la vigilanza.
Il Tribunale sottolinea che la misura cautelare non si fonda tanto sul pericolo di lesione del diritto all'istruzione, quanto sulla lesione del diritto alla vita di relazione (articolo 2 della Costituzione): i minori vivono in condizioni di marcato isolamento, senza rapporto stabile con bambini di pari età. L'ordinanza entra nel merito, richiamando in modo sintetico la letteratura scientifica (Vygotskij, Piaget, Bandura, Bronfenbrenner, Erikson) per descrivere i potenziali effetti negativi della deprivazione del confronto tra pari: difficoltà nell'apprendimento cooperativo e nel lavoro di gruppo; possibile riduzione dell'autostima e della motivazione scolastica; problemi nella regolazione emotiva e comportamentale, con rischio di isolamento o aggressività; minore empatia e difficoltà nel riconoscere l'altro; rischio di isolamento sociale, ansia o depressione; maggiore debolezza alla pressione del gruppo quando l'esposizione ai pari si verifica in ritardo; difficoltà nella gestione dei conflitti e nella costruzione dell'identità.
L'esposizione televisiva di minori
La socializzazione tra pari, conclude il Tribunale, è un ambiente necessario allo sviluppo di competenze sociali, emotive e cognitive essenziali. La sua assenza ostacola l'adattamento del bambino sia nel sistema educativo sia nella società. L'esposizione televisiva: i minori in prima serata Un ulteriore elemento che incide sulla decisione è la partecipazione dei minori a una trasmissione televisiva nazionale, Le Iene , l'11 novembre 2025. Il curatore speciale dei minori, in una memoria del 12 novembre, segnala che i genitori hanno fatto comparire i figli in TV, illustrando le condizioni di vita della famiglia. Il Tribunale rileva che ciò comporta la violazione del diritto alla riservatezza e all'identità personale dei minori, tutelato dall'articolo 16 della Convenzione di New York del 1989, dall'articolo 8 della Corte europea dei diritti dell'uomo e dall'articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE. Viene richiamato l'articolo 50 del Codice in materia di protezione dei dati personali, che estende il divieto di pubblicare o diffondere notizie o immagini idonee a identificare i minori a tutti i procedimenti giudiziari nei quali i minori siano coinvolti, non solo penali ma anche civili. L'ordinanza segnala che le vicende del procedimento sono state ampiamente diffuse su stampa, TV, online e social media , con pubblicazione di elementi idonei a identificare i bambini sia direttamente (foto, immagini) sia applicare (generalità e residenza dei genitori). Secondo il Tribunale, i genitori hanno così “fatto uso” dei figli per ottenere un risultato processuale a loro favorevole in un procedimento de potestate, ponendosi in conflitto di interessi con i minori e cercando di condizionare l'esercizio della giurisdizione attraverso la pressione dell'opinione pubblica, invece che utilizzare gli strumenti e le garanzie del processo.
La decisione: sospesa la responsabilità genitoriale e collocamento in casa-famiglia
Alla luce di questo complesso quadro – condizioni abitative non sicure, rifiuto di collaborare stabilmente con il Servizio sociale, mancata esecuzione degli accertamenti sanitari isolamento, sociale e esposizione mediatica pregiudizievole – il Tribunale ritiene sussistenti “gravi e pregiudizievoli violazioni” dei diritti dei figli: all'integrità fisica e psichica; all'assistenza materiale e morale; alla vita di relazione; alla riservatezza. Sulla base dell'art. 473-bis.22 del codice di procedura civile, il Tribunale: 1. sospende la responsabilità genitoriale di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham nei confronti dei tre figli; 2. nomina un tutore provvisorio, individuato nell'avvocata Maria Luisa Palladino, foro di Vasto; 3. ordina l'allontanamento dei minori dalla dimora familiare e il loro collocamento in casa-famiglia; 4. conferma l'affidamento esclusivo al Servizio sociale, incaricandolo di dirigere l'esecuzione dell'ordine di allontanamento, di garantire sostegno psicologico ai minori e di disciplinare le modalità di frequentazione tra genitori e figli, con particolare attenzione al rischio di sottrazione; 5. autorizza l'esecuzione con l'assistenza della forza pubblica, secondo modalità dettagliate in motivazione.
Esecuzione dell'allontanamento e ruolo della forza pubblica
L'ordinanza entra in modo anche nel piano operativo: sia i genitori (anche se sospesi) sia il Servizio sociale sono specifici tenuti a dare attuazione ai provvedimenti a tutela del minore; l'inosservanza può comportare responsabilità civile e, in determinate condizioni, penale; la forza pubblica, se richiesta, deve assistere il Servizio sociale quando vi sia pericolo per l'incolumità delle persone o rischio di resistenza attiva; può intervenire autonomamente per interrompere eventuali reati, ai sensi dell'art. 55 del codice di procedura penale; si richiamano i criteri operativi tipici delle attività di soccorso e repressione/interruzione di reati, tenendo conto che nel caso concreto vi è un pericolo – accertato o anche solo temuto in pendenza di istruttoria – per l'integrità fisica o psichica di persone incapaci, quali sono i minori secondo il provvedimento giurisdizionale; le modalità concrete di esecuzione rientrano nella discrezionalità tecnica degli operatori, con possibilità di coinvolgere anche professionisti dell'area sanitaria. Comunicazione alle autorità consolari e al giudice tutelare. Infine, il Tribunale dispone che il provvedimento sia comunicato alle autorità consolari del Regno Unito e dell'Australia, in applicazione dell'articolo 37, comma 2, della Convenzione di Vienna del 1963. L'obiettivo è favorire un'eventuale collaborazione per individuare risorse familiari alternative in grado di fornire alle carenze genitoriali. Una copia dell'ordinanza viene trasmessa anche al giudice tutelare presso il Tribunale di Vasto, mentre cancelleria e Servizio sociale del Comune di Palmoli sono incaricati delle ulteriori comunicazioni alle parti costituite, al tutor e agli uffici coinvolti.
Un caso internazionale
È un caso nazionale, addirittura internazionale. I media si scatenano. I bambini vengono protetti ma ormai è tutto un ribollire di commenti e prese di posizione. Persino il ministro della Giustizia Carlo Nordio annuncoia l’invio degli ispettori al Tribunale dei minori, suscitando il sospetto che l'operazione sia di natura politica, viste le polemiche per la recente riforma della magistratura. Sembra addirittura che la vicenda abbia colpito il subconscio collettivo degli italiani, sedotti dall'idea di poter vivere nella natura. Se uno vuol vivere come Hansen e Gretel chi può impedirglielo? Sui social girano meme assortiti che ritraggono cappuccino rosso che non ha paura del lupo ma dei giudici dell'Aquila e altre scempiaggini del genere.
I bambini prima di tutto
In realtà questa vicenda, che sembra la trama di un film di Comencini, ha anche a che fare con la salvezza dei bambini. Se può turbare e persino urtare la letteratura scientifica inserita con grande sfoggio di titoli e autori per giustificare l'ordinanza, quasi che si possano allontanare dei bambini sulla base di disquisizioni accademiche, il vero punto cruciale è uno solo: fino a che punto può andare avanti la vita di quei bambini che bevevano acqua di pozzanghera o di ruscello (il padre diceva che in quella potabile c'era troppo cloro) rischiando la leptospirosi, che è un batterio mortale, o sono soggetti ai pericoli di prendersi una trave in testa, o di morire di polmonite, aggirandosi tutto il giorno per i vboschi, magari per finire nelle mani di qualche malintenzionato o di perdersi venendo braccato da qualche animale?
Cosa dice la Costituzione
D'altro canto la Costituzione dice che spetta ai genitori educare i figli. È anche un problema di principio: se si possono allontanare i figli di una famiglia del genere allora lo si potrebbe fare con molti rom che mandano i figli a rubare, i padri e le madri inadempienti rispetto ai loro doveri, quelli che li lasciano tutto il giorno davanti al cellulare e non si curano di loro e via di questo passo. fino a considerare tutti coloro che non rispondono ai requisiti della letteratura scientifica ostentata dai giudici dell'Aquila. Ma i figli vanno protetti, educati, non basta l'amore incondizionato, sono loro l'interesse primario. Sempre. E i genitori sono responsabili della loro integrità fisica e morale. Se un genitore non vuole la trasfusione di sangue per suo figlio per motivi religiosi lo Stato ha il dovere di intervenire per salvargli la vita, o no? Non è il caso dei coniugi in questione, amorevoli nei confronti dei propri figli. Ma si può parlare anche di responsabilità di fronte al rifiuto di una casa (in campagna) con luce, acqua e servizi offerti gratuitamente dal sindaco? Un interesse primario, quello per i fanciulli, che per chi crede, ma anche per chi non crede, che ha radici fino al Vangelo. La speranza – e forse un po' anche il sogno – è che questa vicenda trovi un finale diverso dal presente: una famiglia riunita, un padre e una madre che accettano le regole minime per vivere con i loro figli senza metterne a rischio la salute o addirittura la vita .
Anche perché, se fosse accaduto un incidente – un fungo sbagliato, un trave malferma, una polmonite trascurata – oggi parleremmo di tutt'altro, saremmo qui a chiederci perché non abbiamo saputo proteggerli.





