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Un’inchiesta giornalistica, per quanto approfondita, si consuma nello spazio di un numero di giornale e il cronista deve limitare a poche pagine tutto il materiale raccolto. Così, dopo aver pubblicato un ampio servizio su Famiglia Cristiana sul fenomeno delle baby gang, Eugenio Arcidiacono ha deciso di indagare ulteriormente questo tema di così stretta attualità e ne è nato il libro Baby gang. Viaggio nella violenza giovanile italiana (Edizioni San Paolo), con la prefazione di Antonio Ferrara, amatissimo scrittore per ragazzi che ha a lungo lavorato come educatore in una comunità di minori.
Il libro non vuole essere una riflessione sociologica sul fenomeno della delinquenza minorile, ma un racconto dal Nord al Sud dell’Italia che evidenzia come questo tipo di comportamento deviante abbia tratti comuni: a Milano come ad Ancona, a Bologna come a Manduria. E che, dietro a questi ragazzi in apparenza così spietati, si nascondono spesso anime smarrite e senza una vera guida morale ed educativa, che trovano nel gruppo quella spavalderia che li fa sentire importanti.
Si scopre così che spesso a fianco dei nordafricani dei quartieri ghetto ci sono ragazzi in apparenza tranquilli e con famiglie normali, che ci sono anche bande di ragazzine neppure quindicenni, che il bullismo può diventare una vera e propria persecuzione ai danni di coetanei indifesi, con appostamenti e percosse. Molto toccante la testimonianza di una madre che ha avuto il coraggio di denunciare i persecutori del figlio, pur avendo lei stessa subito pesanti minacce. Tra le testimonianze anche quella della giudice Gabriella Tomai del Tribunale dei minori di Bologna: «Penso che un minore non dovrebbe andare in carcere, se non quando tutte le altre alternative non hanno prodotto risultati».
Eugenio Arcidiacono ha voluto anche entrare in una delle comunità che accolgono i minorenni che usufruiscono della messa alla prova, una pena alternativa al carcere: Kayros, a Vimodrone (Milano), diretta da don Claudio Burgio, che è anche cappellano del carcere minorile Beccaria. Tra gli “ospiti” ci sono stati anche due rapper, Baby Gang e Simba La Rue, coinvolti in aggressioni all’arma bianca e che, recidivi, poi sono finiti in carcere. A volte anche figure carismatiche come don Burgio non riescono a fare il miracolo, ma per la maggior parte dei casi la comunità è l’occasione, per questi giovani, di una rinascita: «Dietro tutti gli adolescenti che arrivano qui», spiega don Burgio, «c’è una ferita che ha dato origine a ogni cosa e di cui a volte non sono consapevoli. Bisogna trovarla e lavorarci: solo così possono immaginare una vita diversa».
Un'ulteriore occasione per approfondire è il convegno che si svolge domani 9 maggio dalle 10 alle 13 presso l'Audiotorium don Alberione di Milano, via Giotto 36, dal titolo “Disagio giovani e fenomeno delle baby gang. Quanto è grave il fenomeno e come i giornali ne parlano. Cosa dice la carta di Treviso”. Relatori: don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano; Eugenio Arcidiacono giornalista di Famiglia Cristiana, autore di numerose inchieste sui giovani e il disagio; Giuseppe Petronzi, questore di Milano; Stefano Pasta, Dottore di ricerca in Pedagogia, ricercatore in Didattica e Pedagogia speciale.



