Tra quanti hanno contribuito a portarel’Italia sull’orlo del baratro, c’è chi, soprattutto nel Pdl, comincia a pensare di togliere la fiducia al Governo Monti. E accarezza il sogno di elezioni anticipate. Anche i movimenti nati sull’onda dell’antipolitica (vedi Cinque stelle di Grillo) fremono allo stesso modo. Per non dire della Lega e dei partiti d’opposizione.

È una politica dell’improvvisazione e dell’interesse di parte. Voglia irresponsabile di rovesciare il tavolo. Una politica che guarda solo al breve periodo. Alla mercé di sondaggi elettorali. Senza una visione ideale e un progetto di lungo respiro non si va lontano. Dietro l’angolo c’è solo la Grecia. Il ricorso alle urne, in tempi brevi, come fosse la panacea dei nostri mali, è solo illusione. Come possono risolvere la crisi economica gli stessi che non riescono nemmeno a cambiare la “porcata” di una legge elettorale che ha tolto ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti? Chi, ogni giorno, ricatta il Governo dei tecnici, chiamato a cavare le castagne dal fuoco per i guai combinati dai politici, forse non ha ancora compreso la gravità della crisi. Ogni mese si registrano mille fallimenti. Il Paese è vicino al caos. È allarme rosso per tensioni sociali, disperazione di disoccupati e imprenditori.

Il ritorno del terrorismo è inquietante. Così come i ripetuti attacchi a Equitalia. Tutto ciò richiederebbe un supplemento di responsabilità (se mai ci sia stata). Come ripete, con forza, il capo dello Stato. Al Governo va chiesta crescita e più equità, dopo tanto rigore. Più attenzione ai disagi delle famiglie a rischio povertà. Più speranza per i giovani in cerca di lavoro e futuro. Ma giocare a chi prima stacca la spina, senza pagare pegno, è da veri irresponsabili.

Un gioco al massacro: tanto peggio tanto meglio. L’istinto alla sopravvivenza prevale sugli interessi del Paese. Proprio quando, a fatica, abbiamo frenato gli appetiti della speculazione internazionale. E ridato, all’estero, credibilità al Paese. Due risultati da attribuire all’attuale premier, chiamato a curare una malattia provocata da altri. Tra l’altro, mentre i “tecnici” sono all’opera per creare le condizioni di una maggiore crescita dell’economia, i partiti avrebbero dovuto fare la loro parte. Ad esempio, modificare l’attuale legge elettorale, ridurre il numero dei parlamentari, dare al Paese un esempio di rigore finanziario, riducendo drasticamente i soldi pubblici di cui la politica continua a fare largo e improprio uso. Così non è stato. I tempi stringono. In assenza di un colpo di reni e un sussulto di responsabilità, la delegittimazione dei partiti galoppa. E siamo già a livelli minimi di stima.

In visita ai giovani della comunità Rondine, il presidente Monti ha ricordato che la via per uscire dalla crisi è «uno sforzo comune, che faccia leva su un’equa ripartizione del peso che ricade su ciascuno». E ai partiti ha ricordato che «al di là della legittima battaglia politica, c’è un sottofondo di impegno per il benessere collettivo».