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Il primo pensiero dell’Angelus in piazza San Pietro di papa Leone è andato alla Giornata mondiale dei nonni e degli anziani che si celebra il 27 Luglio e che ha come tema Beato chi non ha perduto la speranza. «Guardiamo ai nonni e agli anziani come testimoni di speranza capaci di illuminare il cammino delle nuove generazioni» ha detto. «Non lasciamoli soli, ma stringiamo con loro un'alleanza di amore e di preghiera».
E poi subito il pensiero è andato agli scenari mondiali delle guerre in corso. «Il mio cuore è vicino a tutti coloro che soffrono a causa dei conflitti e della violenza nel mondo. In particolare, alle persone coinvolte negli scontri al confine tra Thailandia e Cambogia, specialmente per i bambini e le famiglie sfollate. Possa il Principe della pace ispirare tutti a cercare il dialogo e la riconciliazione. Prego per le vittime delle violenze nel sud della Siria».
E ancora, Gaza: «Seguo con molta preoccupazione la gravissima situazione umanitaria ragazza dove la popolazione civile è schiacciata dalla fame e continua a essere esposta a violenze e morte. Rinnovo il mio ancorato appello al cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi al rispetto integrale del diritto umanitario. Ogni persona umana ha un'intrinseca dignità conferitale da Dio stesso. Esorto le parti in tutti i conflitti a riconoscerla e a fermare ogni azione contraria a essa. Esorto a negoziare un futuro di pace per tutti i popoli e a rigettare quanto possa pregiudicarlo. Affido a Maria Regina della pace le vittime innocenti dei conflitti e i governanti che hanno il potere di porvi fine».
Tra i saluti prima di congedarsi, anche a Radio Vaticana e Vatican News «che per essere più vicina ai fedeli e ai pellegrini durante il Giubileo hanno inaugurato una piccola postazione sotto il colonnato del Bernini insieme all'Osservatore Romano. Grazie per il servizio in tante lingue che porta la voce del Papa nel mondo e grazie a tutti i giornalisti che contribuiscono a una comunicazione di pace e di verità».
Infine, ma non per ultimi «Saluto con particolare affetto i giovani di diversi paesi convenuti a Roma per il Giubileo dei giovani. Auspico che esso sia per ciascuno un'occasione per incontrare Cristo ed essere da Lui rinsaldati nella fede e nell'impegno di seguirlo con coerenza».
Il testo integrale dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle, buona domenica! Oggi il Vangelo ci presenta Gesù che insegna ai suoi discepoli il Padre nostro: la preghiera che unisce tutti i cristiani. In essa il Signore ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo "abbà", "papà", come bambini, con «semplicità […], fiducia filiale, […] audacia, certezza di essere amati».
Con un'espressione molto bella, il Catechismo della Chiesa Cattolica dice in proposito che «attraverso la Preghiera del Signore, noi siamo rivelati a noi stessi, mentre ci viene rivelato il Padre». Ed è vero: più preghiamo con fiducia il Padre dei Cieli, più ci scopriamo figli amati e più conosciamo la grandezza del suo amore.
Il Vangelo odierno, poi, descrive i tratti della paternità di Dio attraverso alcune immagini suggestive: quella di un uomo che si alza, nel cuore della notte, per aiutare un amico ad accogliere un visitatore inaspettato; oppure quella di un genitore che si preoccupa di dare cose buone ai suoi figli. Esse ci ricordano che Dio non ci volta mai le spalle quando ci rivolgiamo a Lui, nemmeno se arriviamo tardi a bussare alla sua porta, magari dopo errori, occasioni mancate, fallimenti, nemmeno se, per accoglierci, deve "svegliare" i suoi figli che dormono in casa. Anzi, nella grande famiglia della Chiesa, il Padre non esita a renderci tutti partecipi di ogni suo gesto d'amore.
Il Signore ci ascolta sempre quando lo preghiamo, e se a volte ci risponde con tempi e in modi difficili da capire, è perché agisce con una sapienza e con una provvidenza più grandi, che vanno al di là della nostra comprensione. Perciò anche in questi momenti, non smettiamo di pregare con fiducia: in Lui troveremo sempre luce e forza. Recitando il Padre nostro, però, oltre a celebrare la grazia della figliolanza divina, noi esprimiamo anche l'impegno a corrispondere a tale dono, amandoci come fratelli in Cristo. Uno dei Padri della Chiesa, riflettendo su questo, scrive: «Bisogna che, quando chiamiamo Dio "Padre nostro", ci ricordiamo del dovere di comportarci come figli», e un altro aggiunge: «Non potete chiamare vostro Padre il Dio di ogni bontà, se conservate un cuore crudele e disumano; in tal caso, infatti, non avete più in voi l'impronta della bontà del Padre celeste.
Non si può pregare Dio come "Padre" e poi essere duri e insensibili nei confronti degli altri. Piuttosto è importante lasciarsi trasformare dalla sua bontà, dalla sua pazienza, dalla sua misericordia, per riflettere come uno specchio il suo volto nel nostro. Cari fratelli e sorelle, la liturgia oggi ci invita, nella preghiera e nella carità, a sentirci amati e ad amare come Dio ci ama: con disponibilità, discrezione, premura vicendevole, senza calcoli. Chiediamo a Maria di saper rispondere all'appello, per manifestare la dolcezza del volto del Padre.
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