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Parenti e amici durante i funerali di Nicola Pietrangeli, nella chiesa di Santa Maria Gran Madre di Dio. Roma
«Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo». Recita l’Ecclesiaste. C’è, dice, «Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare».
Se anche Nicola Pietrangeli fosse stato negli ultimi anni della sua vita al gioco della parte del “rosicone” con chi gli chiedeva un commento su Sinner, per montare una polemica sui social; se anche avesse un poco sofferto il tempo che passava e la giovinezza perduta, adesso che Nicola Pietrangeli non è più tra noi, è venuto il tempo di lasciar cadere questo gioco non sempre simpatico né verso il vecchio campione né verso il giovane che s’è trovato a giocare la partita della storia con lui e che per altro mai ha dato spago.
Tra l’altro occorre non dimenticare che la partita con la storia nello sport è un gioco ozioso come l’intervista impossibile: un po’ perché i confronti non si possono davvero fare, se non alla breve distanza d’epoca che consente le armi pari, un po’ perché si sa che la partita con la storia è sempre generazionale: ognuno la fa vincere agli eroi del proprio tempo, a quelli che ha visto giocare.


Sinner non ha messo sui social le condoglianze? Sinner le ha mandate in forma privata? Sinner non le ha mandate affatto? Davvero conta in questo momento?
Sembra solo un modo per continuare a trascinare entrambi in una rivalità che sa tantissimo di forzato dall’esterno ad arte, solo perché in Rete la polemica per la polemica tira.
Più del messaggio ricevuto o non ricevuto, dice l’indelicatezza della domanda fuori luogo e fuori tempo di chi ha chiesto di Sinner ai figli di Pietrangeli nel giorno del funerale del padre: sembra il metro di una società sproporzionata che ha fatto di Instagram la misura di tutte le cose.
Va bene far polemica, al limite anche montarla, quando si tratta di frivolezze. Ma come fece dire Guareschi alla signora Cristina, la vecchia maestra del paese di don Camillo e Peppone: «La morte è una cosa seria».









